Di Sara Cunial
La Democrazia e il nostro Parlamento umiliati da #Youtube, una multinazionale privata che si permette di calpestare le leggi e la Costituzione italiana, censurando non solo la libera informazione ma addirittura un discorso in Aula di una deputata.
Per la prima volta nella storia della Repubblica un parlamentare eletto dai cittadini che parla nel nome del popolo sovrano all’interno delle Istituzioni viene ritenuto “incompatibile” con i valori di un’azienda straniera che opera sul nostro territorio.
Ad oggi l’unica cosa incompatibile è l’arroganza, la prepotenza e l’abuso di potere di Youtube, nei confronti della nostra Democrazia e dell’intero popolo italiano. Un popolo che in questi mesi è stato ritenuto incapace di ragione, discernimento e intelletto. Task Force e colossi del web decidono cosa è possibile sapere e cosa no, cosa è lecito pensare e cosa no. Il tutto nel silenzio assordante di chi dovrebbe tutelare i nostri diritti.
Proprio ieri ho depositato un’interrogazione sulla censura subita da Radio Radio, concessionario pubblico e testata giornalistica il cui canale Youtube è stato chiuso con motivazioni false e diffamatorie. Tant’è che nel giro di 24 ore Youtube ha dovuto tornare sui propri passi, ovviamente senza dare spiegazioni né scuse.
In questi mesi sono stati cancellati tanti contributi di professionisti, interviste, inchieste e approfondimenti giornalistici che, in tema di #coronavirus, divergevano dalla versione ufficiale che politiche e media mainstream stanno tentando di imporre con una violenza e un disprezzo per le leggi e la Costituzione inauditi. Una vergognosa censura che ha avuto il suo culmine nell’eliminazione di un discorso di un parlamentare, pronunciato all’interno della Camera dei Deputati.
Si tratta di un abuso inammissibile della posizione dominante che fa dell’accaduto l’emblema di un sistema oscurantista, giustizialista e unilaterale che non rispetta né il diritto all’informazione e al pluralismo dell’informazione, né la possibilità di esercitare la libertà di espressione e di parola sancita dall’Articolo 21 della #Costituzione per cui, oltretutto, la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. E, infine, contrasta pericolosamente anche con l’articolo 68 della nostra Carta: “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni” a tutela della voce dei cittadini riportata nelle aule parlamentari.
Chiedo che il #Governo verifichi che la condotta delle aziende che si occupano di ospitare e divulgare contenuti informativi rispetti le leggi nazionali e i contratti stipulati in Italia, secondo la legislazione vigente.
Confido inoltre in un atto di dignità e di integrità del Presidente della Camera Roberto #Fico e del Presidente della Repubblica #Mattarella, sempre che di Repubblica si possa ancora parlare.
Se il nostro Paese invece è già stato svenduto a un manipolo di multinazionali e di lobbisti che, all’ombra degli Stati Generali, stanno banchettando per spartirsi gli ultimi brandelli della nostra amata Italia, basta che lo diciate. Siamo qui apposta per riprenderci la nostra libertà: di parola, di pensiero, di respiro e di vita. Non ci lasceremo censurare né ora né mai.
Se c’è una cosa che risulta incompatibile con gli “standard della community italiana” è la dittatura che in tutti modi state tentando di imporre.
Anche contro questa censura virtuale, moltiplichiamo i fuochi di resistenza REALI. Sarà impossibile reprimerci tutti.
Di Sara Cunial