La prudenza è d’obbligo, però l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha deciso di non rinnovare una deroga che consentiva a una compagnia petrolifera americana con collegamenti politici di operare nel nord-est della Siria e di saccheggiare le risorse energetiche nel paese arabo.
Un funzionario statunitense a conoscenza della decisione ha dichiarato all’Associated Press, a condizione di anonimato, che le autorizzazioni concesse a Delta Crescent Energy (DCE) nell’aprile 2020, mesi dopo che l’ex presidente Donald Trump aveva annunciato di voler mantenere alcune truppe statunitensi nella regione per mantenere il controllo dei profitti petroliferi, non sarà esteso.
Il messaggio di Trump “mantenere il petrolio” o meglio dire “rubare” non sembrerebbe più la politica estera degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Biden e l’uso dell’esercito americano per facilitare la produzione di petrolio siriano è stato ritenuto inappropriato, ha affermato il funzionario.
DCE è stata fondata nel 2019 da James Cain, ambasciatore degli Stati Uniti in Danimarca sotto il presidente George W. Bush; James Reese, un ufficiale in pensione della Delta Force dell’esercito; e John Dorrier Jr., un ex dirigente della Gulfsands Petroleum con sede nel Regno Unito.
Dorrier, che funge da CEO della società, ha avvertito che la società aveva circa 2 miliardi di dollari in contratti in sospeso per vendere petrolio agli alleati regionali degli Stati Uniti.
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La società ha dichiarato di non aver ricevuto una comunicazione ufficiale dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti che indicava che la sua rinuncia non sarebbe stata rinnovata.
L’esercito americano ha stazionato forze e attrezzature nel nord-est della Siria, con il Pentagono che le giustificava con la scusa di impedire che i giacimenti petroliferi nell’area cadessero nelle mani dei terroristi del Daesh.
Damasco, tuttavia, afferma che il dispiegamento ha lo scopo di saccheggiare le risorse del paese.
Il 18 marzo il ministro siriano del petrolio e delle risorse minerarie Bassam Tomeh aveva denunciato che gli Stati Uniti ed i loro alleati Takfiri stavano saccheggiando le riserve di petrolio, rivelando che Washington controllava il 90% delle riserve di greggio nel nord-est ricco di petrolio.
“Gli americani ei loro alleati stanno prendendo di mira la ricchezza petrolifera siriana e le sue petroliere proprio come i pirati”, aveva dichiarato.
Ha osservato che il costo dei danni diretti e indiretti al settore petrolifero siriano è stato di oltre 92 miliardi di dollari.
Ora ci sarà da vedere quale saranno gli sviluppi futuri qualora questa decisione venisse ufficializzata.
Tratto da: Antidiplomatico