Di Giorgio Bongiovanni
Il genocidio degli Stati Uniti d’America contro il Popolo Nativo
Si commette reato di opinione se si dice che gli Stati Uniti d’America, il Paese che si si è sempre vantato di essere esempio di democrazia nel mondo, ha messo in atto, nei confronti del Popolo Nativo, un genocidio pari a quello perverso, nefasto, feroce e sanguinario commesso da Hitler, ed i nazisti, contro gli ebrei e contro l’umanità?
No, non si commette reato. La differenza è che di questo Olocausto non si parla nei libri di storia.
Correva l’anno domini 1876 quando gli Stati Uniti istituirono i lager per i Nativi (le riserve) allo scopo di attuare una loro personale “soluzione finale”.
Non bastava il massacro dei bisonti che nei fatti aveva privato delle fonti di sostentamento i Nativi.
Quelle riserve venivano pensate come dei campi di rieducazione, poi dei ghetti, infine delle isole di residenza, dove quei Popoli Originari potevano mantenere le loro usanze. Ma la realtà è ben diversa.
Basti pensare che solo nel 1924 i nativi acquisirono il diritto al voto.
Espropriati dalle loro terre i Popoli Originari d’America venivano perseguitati, assassinati e privati di ogni cosa.
Non solo. Le terre in cui venivano ingiustamente confinati o erano infertili o venivano utilizzate come discariche o punti di raccolta per le scorie radioattive, contaminando in maniera irreversibile la “Madre Terra”.
Questo indicibile olocausto è proseguito nel corso del tempo in maniera inesorabile e perversa, allo scopo di mistificare l’immagine del popolo americano, indicato invece come portatore di democrazia e di libertà.
I numeri parlano di cento milioni di morti, sacrificati senza alcun rimorso sull’altare del profitto e della speculazione, a cui andrebbero aggiunti i numeri delle vittime che ancora oggi subiscono violenze e soprusi.
Nel corso degli anni molte donne sono state sterilizzate contro la propria volontà e, per ultimare lo sterminio, i Governi Usa hanno proseguito lo sterminio di massa conducendo esperimenti nucleari proprio nelle terre in cui i Nativi erano costretti a vivere.
Lo spiega in maniera chiara e drammatica Gionata Chatillard in un servizio pubblicato su “La Casa del Sole” in cui si dimostra come la tribù degli Shoshone, distribuita nei territori compresi tra la California e il Wyoming, ha dovuto sopportare oltre 900 test atomici dal 1951 a questa parte.
Leggendolo comprenderete perché si possa affermare che la popolazione bianca abbia trattato i pellerossa alla stessa stregua cui Hitler ha trattato il Popolo ebraico.
“A partire dal 1951 – scrive Chatillard – nei territori degli Shoshone sono stati condotti un centinaio di test nucleari nell’atmosfera e più di 800 nel sottosuolo, corrispondenti a un totale di 620 chilotoni. Per fare un confronto, l’impatto della bomba atomica lanciata su Hiroshima nel 1945 è stato pari a 13 chilotoni”. E da allora in quei territori si sono verificate morti premature, nascite con malformazioni ed uno sviluppo abnorme di tumori e malattie. Tutto questo cosa ha da invidiare alle atrocità perpetrate dai nazisti nei campi di concentramento? Nulla. Assolutamente nulla.
E la cosa ancor più grave è che gli Stati Uniti hanno condotto questi esperimenti ingannando il popolo nativo con firme di trattati, scritti in una lingua che ovviamente i nativi neanche conoscevano, con cui si consegnava “carta bianca” agli Stati Uniti.
Per questi gravi crimini contro l’umanità i Governi americani non sono mai stati processati da alcun tribunale internazionale.
Come si può considerare gli Usa (tra l’altro unico Paese ad aver sganciato una bomba atomica contro un nemico, peraltro già sconfitto) come un Paese modello di democrazia e libertà laddove esperimenti nucleari sono stati condotti contro la propria stessa popolazione?
Per questo motivo molti, i Governi americani, del passato e del presente, con i loro più alti rappresentanti del potere, con le loro diaboliche e perverse contraddizioni, possono essere considerati al pari, se non peggio, di Hitler.
Per fortuna gli Stati Uniti d’America sono anche altro.
Perché gli Usa sono anche patria di attivisti, artisti, atleti, intellettuali e giornalisti che hanno saputo incarnare anche valori rivoluzionari di umanità e si sono sacrificati per l’uguaglianza dei diritti per il popolo americano.
Figure come i fratelli Kennedy, Martin Luther King, Malcom X, Abraham Lincoln, Marlon Brando, Muhammad Ali e tanti altri ancora.
Anche in loro nome la speranza è che un giorno quel palazzo di cartapesta, chiamato Onu, possa avere il coraggio di mettere sotto giudizio l’autorità Usa per questo gravissimo genocidio commesso contro i Nativi.
Un’eventualità per ora non altro che utopica.
Tratto da: Antimafiaduemila
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