Di Fabrizio Verde
L’attentato all’aeroporto di Kabul rivendicato dall’ISIS-K avrà conseguenze anche, forse soprattutto, negli Stati Uniti dove impazza la lotta politica e aumentano le critiche nei confronti dell’amministrazione Biden. A questo punto la presidenza di Joe Biden è sull’orlo dell’impeachment mentre aumentano le richieste di dimissioni. L’attentato a Kabul ha rinfocolato le mai sopite polemiche verso l’anziano presidente già crollato sotto il peso delle domande dei giornalisti circa il caotico ritiro, per qualcuno una vera e propria fuga, dall’Afghanistan.
Con gli occhi chiusi, la voce rotta, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha riflesso fisicamente il terribile colpo ricevuto dalla sua presidenza con l’uccisione di marines statunitensi durante la disperata evacuazione di Kabul. Il bilancio ancora provvisorio delle vittime dei due cruenti attentati di giovedì nei pressi dell’aeroporto internazionale di Kabul Hamid Karzai in Afghanistan è salito a oltre 100 persone. Secondo funzionari afghani e nordamericani, tra i morti c’erano circa 13 soldati statunitensi.
Nella conferenza stampa a seguito dei fatti, tenuta alla Casa Bianca, Biden è apparso in seria difficoltà. Il messaggio inviato ad alleati e nemici è stato letteralmente devastante. La fotografia del declino statunitense. Biden ha chinato la testa ed è rimasto in silenzio per qualche tempo prima di alle domande dei giornalisti che lo incalzavano sull’Afghanistan, l’attentato e la repentina fuga dal paese asiatico devastato da venti anni di guerra.
Il presidente è arrivato alle lacrime quando ha promesso agli aggressori “vi daremo la caccia”.
L’attentato subito rappresenta solo l’ultimo colpo per un Biden già in forte difficoltà. Il presidente stava cercando appena di riprendersi dal crollo quasi improvviso del governo sostenuto dagli Stati Uniti e dell’esercito sempre creato e addestrato dagli Stati Uniti. Biden aveva assicurato che l’avanzata dei talebani sarebbe stata lenta. Invece in men che non si dica il gruppo islamico ha conquistato anche la capitale Kabul. Adesso i talebani, tornati a controllare l’Afghanistan venti anni dopo essere stati cacciati da un’invasione guidata dagli Stati Uniti in seguito agli attacchi dell’11 settembre, insistono sulla scadenza. L’amministrazione Trump nel febbraio 2020 aveva raggiunto un accordo con i talebani dove era previsto di fermare gli attacchi contro gli Stati Uniti in cambio della partenza di tutte le truppe e i contractors statunitensi entro maggio. Biden ad aprile annunciava la partenza entro settembre.
I repubblicani intanto attaccano a testa bassa il presidente. “Joe Biden ha le mani sporche di sangue”, ha affermato la deputata repubblicana Elise Stefanik, secondo quanto riporta l’agenzia Reuters. “Questo orribile disastro umanitario e di sicurezza nazionale è esclusivamente il risultato della leadership debole e incompetente di Joe Biden. Non è adatto a essere comandante in capo”, ha poi rincarato la dose.
La senatrice repubblicana Marsha Blackburn ha twittato che Biden e tutto il suo staff della sicurezza nazionale “dovrebbero dimettersi o affrontare l’impeachment e la rimozione dall’incarico”.
“Sebbene sia chiaro per me che non potremmo continuare a mettere in pericolo i membri dei servizi americani per una guerra invincibile, credo anche che il processo di evacuazione sembra essere stato gestito vergognosamente male”, ha twittato la rappresentante repubblicana al Congresso Susan Wild. “Per andare avanti, abbiamo bisogno di risposte e responsabilità riguardo ai fallimenti a cascata che ci hanno portato a questo punto”.
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Cosa può accadere adesso?
Intanto il presidente inizia a crollare anche nei sondaggi sul gradimento. I cittadini statunitensi appaio stufi di una guerra che non hanno mai compreso.
Joe Biden riuscirà a passare indenne la grana Afghanistan? Quali saranno le mosse statunitensi per uscire dall’angolo? La belva ferita suscita sempre preoccupazione per le sue reazioni inconsulte.
Adesso ci sono varie opzioni sul tavolo: dalle dimissioni all’impeachment del presidente in carica che si prevede arriverà molto debole alle elezioni di mid-term. Biden rimarrà sui libri di storia per essere stato protagonista, come Comandante in Capo, della più grande umiliazione degli Stati Uniti dopo il Vietnam. Pur se Biden, ad onor del vero, ha solo portato a conclusione un accordo siglato dal suo predecessore Donald Trump. In ogni caso Biden rimarrà impresso come il volto del declino definitivo della superpotenza statunitense che aveva dettato leggere in maniera incontrastata dal collasso dell’Unione Sovietica e il blocco socialista dell’Europa dell’est.
“Bene Joe, ti sei dimostrato incapace di gestire il tuo lavoro come comandante in capo. Hai ignorato i tuoi consiglieri, hai affrettato questo ritiro casuale senza condizioni appropriate e prima di evacuare i nostri cittadini e amici. La tua inettitudine è ora costata almeno 12 vite americane”, ha attaccato Tom Rice, rappresentante Repubblicano al Congresso per la Carolina del Sud. Per poi rincarare la dose: “Tutte le opzioni sono sul tavolo per ritenere il presidente Biden responsabile di questa tragica catena di eventi evitabili… Dimettersi e affidare il lavoro a qualcuno che può gestirlo”.
Le parole di Rice ci portano verso un altro tema: qual è il ruolo della vicepresidente Kamala Harris? Qualcuno spinge affinché subentri a Biden per portare a termine il mandato?
C’è da dire che anche la vicepresidente non gode di un’ottima immagine. Negli ultimi tempi è stata abbastanza assente. Poi in occasione di una sua visita diplomatica a Singapore per incontrare il primo ministro Lee Hsien Loong è stata protagonista di una gaffe proprio sull’Afghanistan. Quando un cronista gli ha chiesto un suo parere sul ritiro statunitense – prima dell’attentato – la vicepresidente è inspiegabilmente scoppiata a ridere e non ha risposto alla domanda. “Aspetta, aspetta, rallenta”, si è limitata a dire la Harris.
La reazione di Kamala Harris che ride parlando di Afghanistan è diventata virale è ha suscitato una forte indignazione sui social network. “È come uno sketch del Saturday Night Live. Peccato sia reale, e che lei non sia una comica. Non c’è niente da ridere”, il commento su Twitter di un cittadino statunitense evidentemente infastidito dal comportamento della dirigente democratica.
Questa non è la prima volta che la vicepresidente statunitense mette in imbarazzo la sua amministrazione e il suo stesso partito.
Veniamo infine al Partito Democratico. Già in grossa difficoltà, la formazione liberal che ha vinto le ultime elezioni solo grazie a una poderosa campagna mediatica contro Trump e i duri colpi inferti dalla pandemia negli Stati Uniti, si lascerà condizionare dai falchi più intransigenti come spesso accaduto in passato? Alcuni giornalisti hanno già chiesto che vengano rase al suolo alcune città afghane in risposta agli attacchi subiti a Kabul.
Una perversione guerrafondaia e barbarica. Ma il dibattito sull’Afghanistan nella potenza morente contiene anche queste posizioni criminali. Dobbiamo tenerne conto.
Difficile adesso prevedere gli Stati Uniti come usciranno dal pantano afghano. Al momento possiamo dire che il processo di decadimento è in fase di accelerazione.
Tratto da: L’Antidiplomatico
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