Un articolo intitolato “Registri nascosti del Pentagono rivelano modelli di fallimento in un attacco aereo mortale”, rivela che il vero numero di vittime provocate dagli attacchi dagli Usa nell’Asia occidentale è stato molto più alto delle 1.417 vittime riportate dall’esercito americano in Iraq e Siria, ed i 188 segnalati in Afghanistan.
La serie di documenti, su oltre 1.300 segnalazioni di vittime civili a causa degli attacchi aerei in questione, conferma come queste offensive siano state contrassegnate da intelligence “profondamente imperfetta”, obiettivi frettolosi e spesso imprecise e la morte di migliaia di civili, molti dei quali bambini, ha riportato ieri il quotidiano americano The New York Times .
Nonostante il sistema altamente codificato del Pentagono per l’esame delle vittime civili, le promesse di trasparenza e responsabilità hanno lasciato il posto all’opacità e all’impunità”, si sottolinea nel testo.
Come si spiega l’articolo, le morti di civili sono state spesso il risultato di un “pregiudizio di conferma” da parte dell’esercito americano che ha scambiato i civili per terroristi o non è riuscito a garantire che nessun civile fosse presente negli edifici attaccati.
Tuttavia, il testo dettaglia, meno di una dozzina di risarcimenti sono stati effettuati alle vittime di Washington, nonostante il fatto che molti siano rimasti con disabilità che hanno richiesto costose cure mediche. “Ci sono pochi sforzi documentati per identificare le cause profonde o le lezioni apprese”, si osserva.
Il Pentagono pubblica regolarmente brevi riassunti degli attacchi con vittime civili e recentemente ha ordinato una nuova indagine ad alto livello sull’attacco aereo del 2019 in Siria. “Ma nei rari casi in cui i fallimenti sono pubblicamente riconosciuti, tendono a essere caratterizzati come sfortunati, inevitabili e rari”, conclude il rapporto.
Tratto da: L’Antidiplomatico