Gli Stati Uniti vincono l’appello per l’estradizione di Assange

Gli Stati Uniti vincono l’appello per l’estradizione di Assange

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L’Alta Corte del Regno Unito ha accolto l’appello del governo degli Stati Uniti sull’estradazione dell co-fondatore di WikiLeaks Julian Assange, aprendo la porta al suo eventuale processo sul suolo americano con l’accusa di spionaggio.

Come rifierisce la giornalista Stefania Maurizi su Twitter: Hanno vinto gli Usa: il caso torna in Magistrate Court. Ecco la giustizia del Regno Unito: legalità + detenzione fino a quando JA non sarà completamente distrutto.”

Il giudice Timothy Holroyde ha affermato che la difesa di Assange ha il diritto di impugnare il verdetto presentando ricorso.

 

A gennaio, un tribunale distrettuale aveva negato la richiesta di estradizione degli Stati Uniti, citando lo stato mentale vulnerabile dell’editore e la possibilità che si sarebbe tolto la vita se fosse stato sottoposto a brutali condizioni carcerarie negli Stati Uniti.

La sentenza del tribunale non è definitiva in quanto può essere impugnata. La fidanzata di Assange, Stella Moris, ha definito la decisione “un grave errore giudiziario”.

L’Alta Corte si è detta soddisfatta delle assicurazioni dell’avvocato statunitense in quanto le cosiddette misure amministrative speciali (SAM) non sarebbero state applicate ad Assange una volta prigioniero negli Stati Uniti. Un precedente rifiuto di estradarlo era parzialmente giustificato dal fatto che poteva essere sottoposto a SAM. Il team statunitense ha sostenuto durante le udienze d’appello che se la parte americana avesse saputo che si trattava di questo problema, avrebbe offerto assicurazioni contrarie durante il processo originale.

I SAM sono restrizioni speciali che il sistema carcerario statunitense può ordinare per i detenuti ritenuti pericolosi. Includono l’isolamento dagli altri prigionieri in una struttura di massima sicurezza. I critici dicono che sono disumanizzanti e in alcuni casi possono costituire una tortura psicologica.

Assange si trova in varie forme di isolamento dal giugno 2012, quando si è rifugiato presso l’ambasciata ecuadoriana a Londra.

Tratto da: L’Antidiplomatico

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