Di SABRINA DEL FICO
Non solo danni a paesi e abitazioni: l’uragano Ida, abbattutosi in Luisiana, ha provocato ferite anche negli oleodotti sottomarini, con il conseguente sversamento di ingenti quantità di greggio in mare.
L’uragano Ida, che la scorsa settimana si è abbattuto con una potenza di 240 km/h nello stato della Louisiana (Stati Uniti), ha provocato non solo vittime fra i residenti e distruzione dei centri abitati, ma anche (purtroppo) l’ennesimo disastro ambientale: depositi di carburante distrutti, serbatoi rovesciati e petroliere affondate hanno fatto registrare alle autorità locali centinaia di segnalazioni di fuoriuscite di sostanza chimiche, petrolio e diesel.
Ma non solo: grazie alle foto satellitari pubblicate dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) è stato possibile vedere un’enorme marea nera a largo del Golfo del Messico, in prospicienza della piattaforma petrolifera Enterprise Offshore Drilling. Le operazioni di bonifica dell’area sono iniziate subito dopo la segnalazione: si tratterebbe di petrolio grezzo proveniente da una fonte sott’acqua situata circa tre chilometri a sud di Port Fourchon, sulle coste della Louisiana e sarebbe parte di un oleodotto dell’azienda Talos Energy.
Il portavoce della compagnia petrolifera ha annunciato il proprio sostegno, anche economico, alle azioni di pulizia e bonifica dell’area – benché l’azienda si ritenga non responsabile per lo sversamento di petrolio in acqua. Purtroppo è ancora troppo presto per definire l’entità del danno, quanto petrolio sia finito in mare e quanto ci vorrà per bonificare l’area.
Lo sversamento a Port Fourchon non è l’unico registrato dopo il passaggio dell’uragano Ida. Sempre grazie alle immagini fornite da NOAA è stata individuata un’altra marea nera nei pressi di una raffineria lungo il fiume Mississippi: lì l’acqua del corso d’acqua presenta i tipici riflessi colorati di una contaminazione da petrolio. Anche in questo caso quantificare i danni è ancora difficile e, benché le autorità locali tendano a rassicurare su danni limitati e pienamente gestibili, gli ambientalisti denunciano un quadro della situazione ben più grave.
Tratto da: GreenMe, Noaa
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