Di Pasquale Cicalese
Al sud da decenni non si fa altro che parlare di turismo, promuoverlo, si spendono miliardi pubblici per questo. Sin da adolescente vedevo una tv locale crotonese che non faceva altro che parlare di turismo. Per loro tutti dovevamo essere camerieri, addetti alle pulizie delle stanze, aiuto barista. Ma il turismo è un settore a basso valore aggiunto, dove spesso ci sono paghe da fame. Solo l’industria crea benessere e alto valore aggiunto, compatibilmente con l’ambiente e con macchinari e tecnologia moderna. De Luca ha trasformato Salerno in città turistica. I ragazzi di cambiare rotta lo scorso anno hanno fatto un’inchiesta, signore pagate 500 euro.
Il turismo per me deve essere accanto all’industria, per reflazionare i salari del primo settore. Se il settore turistico dà pochi soldi, uno preferisce lavorare in un’industria, dove di solito, bene o male, ci sono contratti collettivi.
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Daniele Sepe racconta di Napoli degli ultimi dieci anni, con il boom del turismo, gente del popolo cacciata dal centro storico per dar posto ad appartamenti adibiti a turismo, Spritz e Tennent’s a non finire, in un panorama di desertificazione industriale. Anche a Bologna c’è boom turistico, prezzi inaccessibili per chi vive di salario, e anche qui, mi raccontano gli amici bolognesi, paghe da fame, nel mentre hanno smantellato, dopo la crisi del 2008, le zone industriali artigianali.
Ci sono le eccezioni, come ho sempre raccontato, ma il quadro è questo. Abbiamo perso artigianato e industria, per questo siamo poveri. Trump provò a far rientrare le industrie in Usa, lo hanno sbranato, Wall Street, pochi milioni di interessati, non lo permise. Ora stiamo pagando lo scotto. Tutti si lamentano che mancano semilavorati e prodotti. L’Ue riteneva che ci fosse sovrapproduzione, questi geni pensavano che il mondo finisse in Ue e Usa, non prevedendo lo sviluppo dell’Asia. Ci comandano…
Tratto da: L’Antidiplomatico
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