Primo teste ex giudice di Padova Tamburino: “Vettore mi disse ci sarà un attentato”
Sono cominciate le audizioni davanti alla Corte d’Assise di Bologna dei primi testimoni nell’ambito del nuovo processo sulla Strage del 2 agosto 1980 a carico dell’ex terrorista di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini, Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia, imputati rispettivamente di concorso nell’attentato, depistaggio e false informazioni al pubblico ministero. La prima deposizione, tenutasi ieri, è stata quella dell’ex magistrato di Sorveglianza di Padova, Giovanni Tamburino che aveva già reso testimonianza nel processo per concorso nella strage contro Gilberto Cavallini. Ieri davanti alla Corte d’Assise di Bologna l’ex giudice ha sostanzialmente ribadito quanto aveva dichiarato in quel procedimento, ripercorrendo i colloqui che ebbe nel luglio del 1980 con l’estremista di destra Luigi Vettore Presilio, al tempo in carcere. Vettore Presilio, ha ricordato Tamburino, gli confessò non solo che era in fase di preparazione un attentato contro il giudice di Treviso Giancarlo Stiz, ma anche che quel fatto di sangue sarebbe stato preceduto, di lì a poco, da un fatto enorme, di cui avrebbero parlato tutti i quotidiani. Di quelle dichiarazioni il magistrato informò i Carabinieri e poi, su loro suggerimento, Quintino Spella, all’epoca capocentro del Sisde a Padova. Spella e Tamburino ebbero diversi colloqui in quelle settimane, l’ultimo dei quali dopo il fatidico 2 agosto. Colloqui che l’ex Sisde, imputato in questo processo ma deceduto mentre era in corso l’udienza preliminare, ha sempre negato, e che invece Tamburino ha confermato anche in un confronto tra i due durante le indagini.
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Nel corso dell’udienza di ieri, in cui ha testimoniato anche il giornalista Gianni Barbacetto, anche lui già sentito durante il processo Cavallini – mentre l’ex pm trevigiano Domenico Labozzetta non si è presentato per motivi di salute – è stata poi toccata anche la figura del generale Amos Spiazzi. In particolare ci si è soffermati su un appunto dattiloscritto in cui si faceva riferimento a una missione svolta per conto dei Servizi da un certo dottor Prati, missione relativa anche ai “morti dei giudici di Bologna”, che per la Procura generale sarebbero, ovviamente, le vittime della strage. Spiazzi, davanti al giudice istruttore di Bologna, ammise di essere il dottor Prati, ma continuò a negare di aver lavorato per il Sisde fino a quando lo stesso servizio segreto civile non confermò la circostanza ai magistrati. Saranno invece ‘inediti’ i testimoni convocati per l’udienza di questa mattina: si tratta di alcuni ex funzionari del Sisde di Padova e di Mirella Robbio. Quest’ultima, moglie dell’esponente di Ordine nuovo Mauro Meli, è al centro della vicenda per la quale Segatel è stato accusato di depistaggio. Secondo la Procura generale, infatti, l’ex Carabiniere avrebbe mentito quando negò quanto dichiarato da Robbio, secondo cui Segatel le fece visita poco prima del 2 agosto, dicendole che “la destra stava preparando qualcosa di veramente grosso”, e anche dopo l’attentato, quando le avrebbe rivolto la frase “hai visto cosa potevamo evitare?”.
Tratto da: Antimafiaduemila
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