In risposta agli Stati Uniti anche la Cina aumenta proprio deterrente nucleare

In risposta agli Stati Uniti anche la Cina aumenta proprio deterrente nucleare

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Di fronte ad una seria minaccia da parte degli statunitensi “la Cina dovrebbe aumentare la sua deterrenza nucleare”. Ad affermarlo sono stati alcuni analisti militari cinesi dopo aver esaminato il bilancio della difesa degli Stati Uniti.
L’amministrazione Biden per l’anno fiscale 2022 mira, effettivamente, a destinare alla difesa 753 miliardi di dollari, ben 10 miliardi di dollari in più rispetto a quanto stanziato per l’anno 2021.
Un’impennata nella spesa militare che secondo il vice segretario alla Difesa Kathleen Hicks “adotta un approccio chiaro nei confronti di Pechino e fornisce gli investimenti per dare priorità alla sfida Cina. La Repubblica Popolare Cinese è diventata sempre più competitiva nella regione indo-pacifica e in tutto il mondo. Ha la capacità economica, militare e tecnologica per sfidare il sistema internazionale e gli interessi americani al suo interno”. La Cina che, negli ultimi anni, ha mantenuto la sua spesa per la difesa a circa l’1,3% del PIL (molto al di sotto del livello medio globale pari al 2,6%), ha assistito ad un crescente incremento della pressione militare esercitata dagli Stati Uniti: solo nelle ultime settimane, un cacciatorpediniere lanciamissili classe Arleigh Burke della settima flotta statunitense ha attraversato lo stretto di Taiwan e le isole contese nel Mar Cinese Meridionale, bombardieri strategici della US Air Force sono stati inviati nell’isola di Guam, droni Triton della US Navy sono stati dislocati in Giappone.
Secondo Reuters, la US Pacific Deterrence Initiative, concepita per contrastare la Cina nell’Indo-Pacifico, sta mirando a rafforzare la preparazione degli Stati Uniti nella regione finanziando radar, satelliti e sistemi missilistici.

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Un’iniziativa che consente a Washington di “utilizzare una varietà di satelliti spia per condurre ricognizioni e raccolte di informazioni, per fornire un supporto di intelligence ampio e accurato per le operazioni militari statunitensi”, sostiene l’esperto militare Wei Dongxu, aggiungendo che gli Stati Uniti “utilizzeranno anche gli alleati, come le basi militari statunitensi all’estero, per schierare più sistemi radar per guidare le proprie armi”.
Non sembrerebbe un caso infatti che, lo stesso giorno in cui la proposta di budget per la difesa è stata proposta al congresso, il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin avrebbe incontrato il Ministro degli affari esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar. Un incontro che secondo fonti del Pentagono, avrebbe avuto lo scopo di sviluppare “le solide relazioni bilaterali di difesa e sicurezza tra i nostri due paesi”.
L’esponenziale incremento della presenza militare statunitense nella regione non è passato inosservato ai vertici militari di Pechino. “Considerando che gli Stati Uniti considerano la Cina il suo principale nemico immaginario, la Cina ha bisogno di aumentare la quantità e la qualità delle armi nucleari, in particolare i missili balistici lanciati da sottomarini, per salvaguardare efficacemente la propria sicurezza nazionale, sovranità e interessi di sviluppo” ha affermato l’esperto militare cinese Song Zhongping al Global Times.
Alcuni esperti hanno suggerito che il dragone dovrebbe aumentare la quantità di missili balistici intercontinentali (ICBM), in modo particolare di DF-41, che presenta il raggio operativo più grande di tutti gli ICBM cinesi.
Il missile in effetti presenta una gittata variabile da 12000 km a 14000 km e permette di trasportare una testata nucleare singola da un megatone, oppure fino a 10 testate multiple di potenza massima pari a 150 kilotoni e potrebbe essere lanciato da sottomarini (SLBM) “per contrastare efficacemente la minaccia degli Stati Uniti”, ha affermato Song.
A questo scopo, diversi osservatori militari hanno individuato come principale candidato, il nuovo sottomarino Changzheng 18 da 10.000 tonnellate, in grado di restare operativo a seguito di un primo attacco nucleare contro la Cina e di rispondere prontamente con una rappresaglia utilizzando missili dotati anche di testate multiple, come appunto il DF-41.
Tale corsa sfrenata agli armamenti è inquietante e dovrebbe mettere in allarme tutti gli Stati del mondo. Perché la possibilità di uno scontro militare tra Stati Uniti e Pechino diventa di giorno in giorno una realtà sempre più tangibile e tutt’altro che fantascientifica, anche per i commentatori d’oltre oceano.

Tratto da: Antimafiaduemila

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