Di Francesca Mancuso
Nessuno restituirà Romano Posarelli alla sua famiglia, ma giustizia è fatta. Il Tribunale di Livorno ha condannato la Solvay al risarcimento danni nei confronti dell’uomo, vittima dell’amianto. Una sentenza storica secondo l’Osservatorio nazionale amianto che potrebbe aprire la strada ad altri provvedimenti simili.
L’operaio della Solvay, secondo quanto stabilito dal giudice del lavoro del Tribunale Sara Maffei, è morto per un cancro provocato dall’esposizione professionale ad amianto nello stabilimento di Rosignano” di cui era stato dipendente dal 1974 al 1993.
Di conseguenza, la Solvay è stata condannata a pagare alla famiglia un risarcimento accogliendo le richieste dell’Osservatorio Nazionale Amianto, e dell’Avv. Ezio Bonanni. L’umo è morto il 18 novembre 2010, ucciso da un cancro polmonare causato dall’amianto. La morte dell’operaio giunse dopo un’agonia di 122 giorni, in presenza della moglie, Maria Luisa Filippi, e del figlio Massimiliano, già all’epoca coordinatore della sede ONA di Rosignano Solvay e impegnato nella ricerca delle prove sull’uso dell’amianto in Solvay.
Il processo partì dopo un esposto presentato alla Procura della Repubblica di Livorno che ottenne il rinvio a giudizio dell’Ing. De Gaudenzi, direttore Solvay, per il reato di omicidio colposo. Poi, nel 2015 iniziò anche il procedimento civile davanti al Tribunale di Livorno contro cui si oppose la Solvay. Prima di morire, posarelli esortò il figlio Massimiliano nell’impegno per la tutela della salute e della vita umana, rispetto al rischio amianto e a quelo degli altri cancerogeni.
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Dopo oltre 10 anni, la famiglia ha ottenuto giustizia visto che il Tribunale ha dato ragione alla vittima
con una storica sentenza che contiene l’accoglimento delle domande risarcitorie, sia della vittima per la sua agonia (88mila euro con gli interessi dalla data della morte), che per gli stretti congiunti per la perdita parentale, che tiene conto della relativa giovane età della vittima (70 anni), e, con riferimento alla vedova, anche della durata del matrimonio (40 anni) con quantificazione del danno in 270mila euro e, per il figlio, in 200mila euro, spiega Ona.
Per Ezio Bonanni, Presidente ONA e difensore della vittima e della sua famiglia, si tratta di una sentenza storica che afferma il principio dell’integrale risarcimento dei familiari:
La magistratura del Lavoro del Tribunale di Livorno ha affermato l’importante principio della tutela risarcitoria sia per la vittima primaria, che per i suoi familiari, con piena applicabilità delle tabelle del Tribunale di Milano e ha così smentito le tesi dell’Avv. Giulio Ponzanelli che, assumendo l’assenza di deduzione e prova del danno, oltre che della lesività dell’ambiente di lavoro, contestava il diritto delle vittime ad ottenere il risarcimento. Finalmente giustizia per i familiari di Romano Posarelli con l’amarezza che, ad assistere alla lettura della sentenza, c’era solo il figlio Massimiliano perché la mamma è stata stroncata da un cancro, conclude.
Fonti di riferimento: CgilToscana, GreenMe
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