La Sicilia brucia ma la politica non affronta il tema seriamente

La Sicilia brucia ma la politica non affronta il tema seriamente

Spread the love
Tempo di lettura: 2 min

di Francesco Fustaneo

Ieri Palermo si è svegliata ricoperta da una coltre di fuliggine e con un’aria pesante da respirare: lo scirocco oltre al caldo asfissiante ha portato da sud le ceneri dell’incendio, divampato nel territorio del vicino comune di Altofonte.

Quest’ultimo, un paesino che conta diecimila abitanti, sabato sera ha rischiato seriamente di essere accerchiato dalle fiamme di un incendio doloso che intorno alle h. 22,00 di sabato si è sviluppato in più punti distinti, allo stesso orario, nel bosco della Moarda. Si parla di un numero di focolai compreso tra i cinque e i sei che, complice il vento hanno alimentato in pochi minuti una barriera di fuoco di oltre due chilometri sulla collina che sovrasta il centro abitato; quattrocento persone hanno dovuto trascorrere la notte nelle strutture attrezzate dalla protezione civile al campo sportivo.


Sarebbero duecento gli ettari di bosco andati in fumo e oltre quattrocento quelli di terreno.


Non solo Altofonte, purtroppo. I pompieri del capoluogo siciliano sono impegnati anche nel contrasto di altri roghi scoppiati in diversi paesi della provincia: Termini Imerese, Polizzi Generosa, Sciara e Santa Cristina Gela. Un incendio è divampato anche a Monte Pellegrino.


Brucia anche l’area del Parco Archeologico di Himera,lungo la strada statale 113, nei pressi dello svincolo di Buonfornello .


Non dissimile la situazione a San Vito Lo Capo dove le fiamme hanno superato la montagna e sono arrivate prima alla Tonnara sulla costa, per poi estendersi alla vicina riserva naturale dello Zingaro, che già otto anni fa era stata devastata dai roghi.


Sabato,sempre nel trapanese, un incendio divampato in un terreno di sterpaglie ha invece raggiunto l’impianto di compostaggio Belvedere a cavallo tra i comuni di Trapani e Paceco.


Nei cieli siciliani nel frattempo fanno la spola tra il mare e la terra che arde i canadair appartenenti a flotte private lautamente pagati con i soldi pubblici.


Il presidente della Sicilia, Nello Musumeci, ha annunciato di aver convocato una riunione urgente della propria giunta regionale, vertente sugli incendi di queste ore e sulla situazione migratoria.

In Sicilia dunque si continua a ragionare in relazione agli incendi in una logica emergenziale, non prendendo atto che quello dei roghi dolosi è ormai diventata una triste costante, un fenomeno che si ripete con puntualità svizzera ogni estate, costantemente. Evidentemente dietro lo schema ripetuto degli incendi si celano anche seri interessi economici.


Quello che colpisce è l’assenza di una mirata politica di prevenzione, nessuna capacità di analisi del fenomeno e delle sue cause, né la volontà da parte di chi ha amministrato la regione in questa e nelle legislature precedenti, di affrontare seriamente il tema; nessun accenno infine a risorse da destinare per incisivi progetti di rimboschimento.


Emblematica la riflessione di queste ultime ore del Professor Giuseppe Barbera, docente ordinario di Colture Arboree nell’Università di Palermo : “Da quasi trent’anni Unipa ha un corso di laurea in scienze forestali. Molte centinaia di giovani si sono laureati, hanno svolto dottorati anche dall’estero e sarebbero perfettamente in grado di occuparsi di pianificazione, previsione, prevenzione, gestione, spegnimento degli incendi boschivi riducendo enormemente i danni dei criminali incendiari. Sapete quanti ne sono stati assunti dalla Regione Sicilia? ZERO”. 

Tratto da: L’Antidiplomatico

Cronaca Italia