Tratto da: Sakeritalia.it
La narrativa russa e quella statunitense sono direttamente conflittuali sulla minaccia di armi di distruzione di massa in procinto di essere dispiegate in Ucraina.
Uno dei principali argomenti nell’agenda del summit urgente della NATO ieri a Bruxelles, chiesto dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, era la minaccia che la Russia possa usare armi di distruzione di massa in Ucraina per la frustrazione del rallentamento subìto dal suo attacco e dovuto alla mancanza di truppe e di sufficienti armamenti convenzionali.
Nel suo discorso, parzialmente diffuso sulle televisioni europee, Biden ha posto particolare attenzione sul rischio di un attacco chimico in Ucraina che, ha detto, provocherebbe una risposta “nella stessa moneta”, senza elaborare ulteriormente. Nel frattempo, il Financial Times di oggi riporta così le parole del Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg: “L’Alleanza ha attivato i suoi elementi per la difesa chimica, batteriologica, radiologica e nucleare”. Ecco il pezzo del Financial Times:
“Stiamo prendendo delle misure sia per sostenere l’Ucraina sia per difendere noi stessi” [Stoltenberg] ha detto ai giornalisti presenti giovedì al summit di Bruxelles, aggiungendo che “la NATO è preoccupata dalla retorica russa riguardo le armi chimiche e nucleari, e dalla sua storia sull’uso di agenti chimici contro i suoi nemici, come pure dal suo sostegno al regime di Bashar Assad in Siria, paese in cui sono state usate le armi chimiche”
Queste sono accuse molto pesanti e, prima di procedere, meritano un minuto o due di scrutinio semantico e fattuale.
Per prima cosa oggi non c’è nessuna “retorica” russa sul proprio uso di armi chimiche o nucleari nel teatro ucraino. Hanno menzionato le armi chimiche solo rispetto ad una operazione “sotto falsa bandiera” che i nazionalisti ucraini potrebbero mettere in pratica rilasciando nell’atmosfera composti chimici tossici immagazzinati in una qualche fabbrica ucraina, in modo da accusare le truppe russe in avanzata di un tale “attacco”. Un incidente simile è già stato riportato dai media russi la settimana scorsa, sebbene la perdita di ammoniaca sia stata velocemente riparata e non ci siano stati danni per i paesani ucraini nei dintorni.
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Rispetto alla presunta “storia russa dell’uso di agenti chimici contro i suoi nemici”, possiamo ben immaginare che l’autore avesse in testa l’avvelenamento col Novichock degli Skripal e di Alexei Navalny, oppure l’avvelenamento da polonio di Alexander Litvinenko molti anni fa. Questi casi sono stati dimostrati solo nella corte dell’opinione pubblica grazie alla pesante pressione sui media da parte del governo britannico. Ci sono buone ragioni per supporre che erano tutte operazioni dell’MI6 intese a screditare il governo russo, e non veri attacchi russi. Allo stesso modo, i presunti attacchi chimici sui suoi oppositori da parte di Assad erano probabilmente “operazioni sotto falsa bandiera” da parte di uno dei molti gruppi di jihadisti, aiutato da agenti operativi dei servizi segreti occidentali.
Ma lasciamo da parte questi argomenti controversi per un momento, e chiediamoci se i russi hanno una qualche ragione per ricorrere ad armi che violano tutte le convenzioni internazionali per amore della vittoria nella loro campagna ucraina. Sulla base delle informazioni disponibili sullo stato dei combattimenti, sulle presunte perdite e sull’esaurimento delle armi convenzionali, non ci sono ragioni per una tale azione da parte della Russia. Tutte le evidenze suggeriscono che la campagna russa sia stata condotta finora con l’obbiettivo di ridurre al minimo le vittime civili. L’agenzia dell’ONU responsabile per monitorare queste cose ha riportato circa 2.000 morti nel primo mese dell’operazione militare russa. Questa cifra è assolutamente minuscola per una campagna di questa grandezza. Nel 2003, le forze statunitensi hanno inflitto, nello stesso lasso di tempo, centinaia di migliaia di vittime civili nelle loro operazioni in Iraq. Inoltre, il recente rallentamento dell’offensiva russa può essere poco più che un raggruppamento per continuare l’assalto quando arriveranno truppe fresche e altri equipaggiamenti. I combattimenti più forti, a Mariupol, appaiono destinati ad una totale vittoria russa entro qualche giorno, nonostante la città sia tenuta dal fanatico battaglione nazionalista Azov, in aggiunta a sostanziose unità dell’esercito regolare. Le forze cecene dislocate a Mariupol hanno affermato ieri di avere preso gli edifici del governo municipale e di controllare gran parte della città. Una volta che Mariupol sarà sicura, il grosso contingente russo che accerchia la città sarà probabilmente spostato verso nord per facilitare l’accerchiamento e la distruzione della principale forza militare ucraina accampata ad ovest della linea di demarcazione col Donbass.
Un altro segno che le presunte battute d’arresto russe, a una scala tale da costringerli a cambi drastici nella loro condotta di guerra, non fossero altro che bugie spudorate, è stato il commento fatto ieri da Biden in risposta ad una domanda di un giornalista durante la conferenza stampa nel quartier generale della NATO. Gli Stati Uniti sarebbero d’accordo se l’Ucraina facesse delle concessioni territoriali alla Russia per amor di un cessate il fuoco e della pace? Biden ha detto che quella decisione è nelle mani delle autorità di Kiev. Il commento è una buona conferma che l’Ucraina sta perdendo la guerra, e dovrà accordarsi per la pace.
Se ho ragione e non ci sono basi fattuali o logiche per ritenere che i russi dispiegheranno armi di distruzione di massa proibite internazionalmente in Ucraina, allora perché tutte quelle voci? Per rispondere a questa domanda, ci si deve rivolgere ai media russi.
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Le trasmissioni televisive russe di ieri vi danno la risposta. La programmazione era piena di un argomento dominante: la prova documentale che gli investigatori militari russi avevano trovato nei laboratori biologici in Ucraina finanziati dal Pentagono e curati dagli americani. I russi asserivano che questi laboratori erano usati per condurre lo sviluppo proibito internazionalmente di armi biologiche. Hanno fornito dettagli sulle varie tossine prodotte e su esperimenti su umani, inclusi soldati ucraini, che erano sfociati in morti multiple e ospedalizzazioni. I documenti e le altre prove sono stati mostrati velocemente sullo schermo, ma non ho alcun dubbio che saranno pubblicati opportunamente nei prossimi giorni.
Forse, nell’attuale confronto Russia–Stati Uniti, diventato così personalizzato sui due presidenti, più dannoso è che i russi pubblicizzino documenti che mostrano il coinvolgimento diretto del figlio di Joe, Hunter, nel lavoro dei laboratori biologici criminali, attraverso una sua azienda che operava in Ucraina durante la presidenza di Barack Obama.
Se fosse vero, allora la famiglia Biden sarebbe dentro fino al collo nell’attività criminale, e la spinta fatta ieri dalle Pubbliche Relazioni contro la Russia sulle armi di distruzione di massa è solo fumo negli occhi per celare il vero problema.
Fra l’altro, il secondo argomento trattato ieri sulle televisioni russe riguardava le cerimonie a Belgrado per commemorare l’anniversario dei bombardamenti aerei di due mesi fatto dalla NATO sulla capitale serba, che iniziò in questo giorno del 1999 e che risultò in 4.000 vittime civili, incluse quelle dovute all’uso di bombe all’uranio impoverito, e nella distruzione di gran parte delle infrastrutture civili delle città. La televisione russa mostrava un video di Biden, allora Senatore degli Stati Uniti, che chiedeva attacchi massicci, che i russi, come i serbi, considerano come crimini di guerra.
Nelle settimane recenti, ho definito come “mondi paralleli” i modi di presentare la guerra in Ucraina usati dai media russi e da quelli occidentali. Purtroppo mi sbagliavo. In realtà, sono delle linee convergenti e, quando s’incontreranno, ci sarà un bello scotto da pagare.
Articolo di Gilbert Doctorow pubblicato su Gilbert Doctorow blog il 25 marzo 2022
Traduzione in italiano di Fabio_san per SakerItalia
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