Armi all’Egitto, aperto fascicolo dopo esposto dei Regeni contro il governo

Armi all’Egitto, aperto fascicolo dopo esposto dei Regeni contro il governo

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La Procura di Roma ha incardinato l’esposto-denuncia presentato a inizio 2021 dai genitori di Giulio Regeni in cui si ipotizza la violazione da parte del Governo della legge 185 del 1990 in tema di vendita di armi ai Paesi esteri ritenuti responsabili di violazioni di diritti umani. Il fascicolo è stato formalmente aperto ma ora “andrà studiata la questione giuridica”, fanno sapere da piazzale Clodio. La vicenda è stata personalmente seguita dal procuratore capo Michele Prestipino che ha delegato a due magistrati l’analisi della denuncia per poi, eventualmente, affidare l’attività istruttoria alla polizia giudiziaria. L’esposto, redatto dall’avvocato dei Regeni Alessandra Ballerini e depositato a piazzale Clodio il 5 gennaio scorso, fa riferimento alla vendita alle autorità del Cairo di due fregate Fremm del valore di 1,2 miliardi di euro. Una delle due imbarcazioni è stata consegnata il 23 dicembre scorso. Secondo i Regeni il governo italiano ha violato quanto previsto all’articolo 1 della legge e in particolare il divieto di “esportazione ed il transito di materiali di armamento verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti”.

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Per quanto riguarda la vicenda del giovane ricercatore ucciso al Cairo nel febbraio del 2016 dopo essere stato rapito e torturato per giorni, i pm di Roma si accingono a chiedere il rinvio a giudizio per i 4 appartenenti ai servizi segreti egiziani. Per il generale Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif le accuse variano dal sequestro di persona pluriaggravato al concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate. Nell’atto di chiusura delle indagini i pm parlano di sevizie durate giorni che causarono a Giulio Regeni acute sofferenze fisiche messe in atto anche attraverso oggetti roventi, calci, pugni, lame e bastoni. Torture avvenute nella stanza n.13 di una villetta alla periferia della capitale egiziana che era nella disponibilità degli 007 nordafricani. La procura di Roma ha, invece, sollecitato l’archiviazione per Mahmoud Najem.“Per quest’ultimo non sono stati raccolti elementi sufficienti, allo stato, a sostenere l’accusa in giudizio”, hanno affermato gli inquirenti capitolini.

Tratto da: Antimafiaduemila

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