Contro l’opera che dovrebbe sorgere nella città toscana dell’acciaio non solo il primo cittadino di Fdi, ma anche i colleghi dei paesi vicini, da Campiglia a San Vincenzo. Tutti lamentano che il progetto è stato illustrato finora solo a parole e senza documenti e che l’attesa riconversione economica di un’area storicamente votata all’industria pesante rischia di finire di nuovo nel pantano
Vi ricordate a Viareggio quando in stazione è esploso un vagone cisterna contenente gpl causando 14 morti e case distrutte? Immaginate che accadesse un incidente di questo tipo davanti alle coste di Piombino con del gas liquido che va gassificato. L’esplosione sarebbe addirittura quanto 30 bombe di Hiroshima secondo alcuni studiosi.
A esprimere dubbi non è solo Francesco Ferrari, sindaco di Piombino, esponente di Fratelli d’Italia (partito che è all’opposizione sia a Strasburgo sia a Roma), ma anche altri colleghi della zona di orientamento di centrosinistra o magari sostenuti da liste civiche. Ferrari sottolinea che il decreto Aiuti – approvato a metà maggio dal governo per accelerare la messa in pista dei nuovi rigassificatori galleggianti lungo la costa toscana e lungo quella romagnola – prevede che entro 120 giorni si perfezioni l’iter amministrativo “eliminando addirittura la procedura di impatto ambientale” sottolinea il sindaco. “Tuttavia – spiega ancora a ilfattoquotidiano.it – una procedura amministrativa ci deve essere. In buona sostanza questo decreto stabilisce un termine entro 30 giorni dalla data di nomina del commissario straordinario (Giani, ndr) entro cui il soggetto attuatore, in questo caso Snam, deve presentare il progetto. E ad oggi il Comune in buona sostanza non l’ha visto. Noi prenderemo parte a quel procedimento amministrativo e dal canto nostro illustreremo tutte le criticità. La nostra contrarietà è la contrarietà di una città intera ed è la stessa di quella dei paesi limitrofi anche se alcuni sono di diversa appartenenza politica dalla nostra.
Più nel merito a preoccupare è per esempio la distanza ridotta della zona cuscinetto di sicurezza in caso di incidenti. A Livorno il rigassificatore Olt (che si trova a 22 chilometri dalla costa) prevede una zona di interdizione di 3 chilometri e mezzo. A Piombino, invece, è prevista di soli 250 metri. Da qui i dubbi della comunità piombinese: perché se le due strutture svolgono la stessa funzione, portare il gas dallo stato liquido a gassoso, e potenzialmente lo stesso livello di pericolosità, non hanno le stesse distanze di sicurezza? Certo, se si attuassero gli stessi parametri l’alternativa sarebbe di vedere interdetto un pezzo di città. Poi c’è la questione ambientale. La Golan Tundra funziona a ciclo aperto, il che vuol dire che pesca acqua dal mare per raffreddare i suoi impianti interni e la stessa acqua, che in questo processo ha subito dei trattamenti di purificazione con il cloro, la riversa in mare più fredda, circa 7 gradi in meno. Quali sarebbero gli effetti sulle coltivazioni ittiche, presenti in particolare a Sud del “corno” sul quale sorge Piombino?
Fonti: Il Fatto Quotidiano, italyreview.it
Fonte foto: sitabus
Ci scommettiamo il futuro: il Qatar vuole contratti a lungo termine con i paesi UE. A che prezzi?