Di Tatiana Maselli
A Statte, in provincia di Taranto, c’è un sito di rifiuti radioattivi che aspetta una bonifica da vent’anni. Tonnellate di scorie nucleari, alcune provenienti da Chernobyl, giacciono in un’area di 3800 metri quadri in un capannone abbandonato dell’ex Cemerad dal 2000.
Attraverso una legge del 2015, furono stanziati 10 milioni di euro per la bonifica del sito. I lavori di smaltimento iniziarono due anni dopo ad opera della società di Stato Sogin, ma non furono mai portati a termine perché la somma si rivelò insufficiente.
Oltre 6mila fusti, di cui più di 2mila contengono scorie radioattive, sono dunque ancora stipati lì e da diverso tempo nel sito non è nemmeno più garantita la vigilanza prevista per sicurezza. Per riprendere le operazioni e completare la bonifica servirebbero altri 3 milioni di euro.
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La situazione, nota da tempo, è tornata sotto i riflettori in seguito alla nuova analisi della Commissione bicamerale Ecomafie sui rifiuti radioattivi in Italia, che ha fatto luce anche su diversi altri depositi di scorie nucleari sparsi per il Paese. Siti che rappresentano un pericolo ambientale e per la salute.
“Gli interventi di bonifica procedevano, pur in presenza di difficoltà, imprevisti ed aumenti dei costi ma hanno dovuto subire di recente una brusca frenata a causa della mancata erogazione di fondi ulteriori. Tra le attività che, di conseguenza, non sono più garantite vi è la vigilanza armata 24 ore su 24, ritenuta necessaria per la sicurezza.”, si legge nella relazione.
Il presidente della Commissione, Stefano Vignaroli ha assicurato che il prossimo obiettivo sarà quello di richiedere al Governo fondi per portare a termine la bonifica.
Fonti di riferimento: AGI/Quotidiano di Puglia, GreenMe