“Non è più il tempo di dire che i rider sono schiavi, è arrivato il tempo di dire che sono cittadini che hanno bisogno di una tutela giuridica”. A dirlo è il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, nel corso di una conferenza stampa online in cui è stata presentata un’indagine condotta dal VI dipartimento della Procura (indagini in tema di salute e sicurezza) su migliaia di ciclofattorini. Nell’inchiesta del procuratore Aggiunto Tiziana Siciliano e della pm Maura Ripamonti sono state verificate 60mila posizioni di fattorini dal punto di vista lavorativo e mille sono stati controllati su strada. A condurre le indagini il Nucleo tutela Lavoro dei carabinieri, guidato dal colonnello Antonino Bolognani. “In questa situazione di Covid i rider hanno svolto una funzione essenziale sia per portare da mangiare alle persone, sia per permettere a molte imprese di sopravvivere, con le consegne”, ha osservato ancora Greco. “Sono convinto – ha proseguito – che i problemi che pone il commercio siano enormi e vadano affrontati da un punto di vista giuridico. Ci troviamo davanti ad un’organizzazione aziendale che funziona attraverso l’intelligenza artificiale. Non c’è più il caporalato che conoscevamo prima, con il caporale che sorveglia i lavoratori, ma in questo caso è un programma a sorvegliarli.
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E questo è un problema che ha dei risvolti giuridici”, ha riflettuto il capo dell’ufficio inquirente di Milano. I nuovi tipi di lavoro pongono “problemi di competenza territoriale e giurisdizione”. Secondo Greco il lavoro dei fattorini in bicicletta è a tutti gli effetti un lavoro “subordinato”. Eppure “in questa moderna configurazione dei rapporti di lavoro si nega il futuro a queste persone. La maggior parte di questi rider sono risultati regolari in Italia e con un permesso di soggiorno, quindi non riconoscerlo significa negare a questi ragazzi la possibilità di costruirsi una carriera adeguata”. Il problema giuridico che si crea non è “solo di tutele e di previdenza”, ma anche “di sicurezza, di abbigliamento, di scarpe adeguate e di rischio quando piove, infine di usura delle gomme: tutto un mondo che porta a dire oggi che non basta un approccio morale al tema, ma ne serve uno giuridico”. L’auspicio del procuratore Capo è che questi temi siano “analizzati in una prospettiva legislativa necessaria”. Pm Milano ad aziende: “Obbligo assumerne 60mila” Oltre “60mila lavoratori” di società del delivery, ossia Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo, dovranno essere assunti dalle aziende come “lavoratori coordinati e continuativi”, ossia passare da lavoratori autonomi e occasionali a parasubordinati. E ciò sulla base, come spiegato in una conferenza stampa della procura di Milano, di verbali notificati stamani alle aziende. “Diciamo al datore di lavoro – è stato spiegato – di applicare per quel tipo di mansione che svolgono i rider la normativa, di applicare i contratti adeguati e quindi ci devono essere quelle assunzioni”. Altrimenti saranno presi “provvedimenti” specifici. Indagati 6 rappresentanti delle società La procura di Milano ha indagato 6 persone, tra amministratori delegati, legali rappresentanti o delegati per la sicurezza, delle società Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo. Lo ha spiegato in conferenza stampa, via web, il procuratore aggiunto milanese Tiziana Siciliano che con il pm Maura Ripamonti è titolare del fascicolo. “questa inchiesta – ha detto Tiziana Siciliano – si è imposta perché questa situazione di illegalità è palese”. I rider esultano: “La tangentopoli del food-delivery” L’inchiesta della Procura di Milano sul lavoro nel food delivery rappresenta “una notizia dirompente”, che sostanzialmente “conferma quanto abbiamo sempre sostenuto”. Ecco la reazione dei ciclofattorini riuniti in Riders Union Bologna e nella rete nazionale RiderXiDiritti, che comprende altre esperienze simili presenti in città come Milano, Napoli, Roma e Firenze. “Il procuratore capo Francesco Greco parla apertamente di ‘schiavismo’- scrivono i rider in un comunicato su Facebook-mentre le contestazioni per gravi casi di sfruttamento e di inadempienze riguardano tutte leprincipali piattaforme del delivery (da Deliveroo a Glovo, da Just Eat a Uber Eats)”. Perquesto “deliverygate” si parla “733 milioni di euro di ammende per violazione di norme su salute e sicurezza, datori di lavoro sotto indagine, verbali che impongono l’assunzione dei 60.000 lavoratori di tutta Italia”, continua il post: “Si tratta di un colpo pesantissimo alla narrazione delle piattaforme, al loro modello basato sulla finta autonomia, sulla violazione di leggi e contratti, sulla negazione di qualsiasi diritto. Non c’è più tempo da perdere: assunzioni e diritti subito, basta precarietà e sfruttamento”. Per Tommaso Falchi, portavoce di Riders Union Bologna, è scoppiata “la tangentopoli del food-delivery”. Da Milano è arrivata “una notizia bomba e non nascondiamo una certa emozione- continua Falchi, parlando con la ‘Dire’- perché ormai è da quattro anni che mobilitandoci in una vertenza infinita diciamo le stesse cose del procuratore Greco, ovvero che viviamo in condizioni di precarietà, di sfruttamento e addirittura lui ha usato la parola schiavitù”.
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L’indagine Nella maxi indagine in cui sono stati controllati e interrogati in un solo giorno mille rider e le posizioni di 60mila su tutto il territorio nazionale sono state controllate per arrivare ad elevare ammende per 733 milioni. E’ quella illustrata in una conferenza stampa dal VI dipartimento della Procura di Milano (tutela sicurezza e salute) coordinato dall’Aggiunta Tiziana Siciliano e dalla pm Maura Ripamonti. Le investigazioni sono state condotte dal Nucleo tutela lavoro dei carabinieri e illustrate dal colonnello Antonino Bolognani. Secondo quanto illustrato l’indagine è partita da “Milano e si è imposta su tutto il territorio nazionale perché ogni giorno vediamo per le strade migliaia di fattorini, alcuni di loro anche in infradito”, ha spiegato la procuratrice Siciliano. Visto che le condizioni sono simili ovunque “poi è stato naturale allargare al territorio nazionale”. Le sanzioni sono state elevate sugli obblighi di prevenzione dei rischi, obbligo di visite mediche e protezione individuale e di formazione specifica per le attività: le violazioni hanno portato poi “alla contestazione di una serie di reati contravvenzionali per un totale di 733 milioni”. Ad essere colpite dalle multe sono praticamente tutte le piattaforme di consegne di cibo: Glovo, Uber Eats, Deliveroo, Foodinho, Jest Eat. La procuratrice Siciliano ha spiegato che “ciascuna violazione in tema di sicurezza è stata commessa per ogni singolo lavoratore” e dunque l’ammontare globale “ammonta a 733 milioni di euro”. Si tratta del massimo delle multe possibili, ma in questo caso è previsto che il reato contravvenzionale possa essere estinto con il pagamento di un quarto del massimo della multa.
Tratto da: Rainews