La rottura di certi legami “profondi” potrebbe significare l’inizio della resa dei conti all’interno delle varie tribù che gestiscono il potere nel nostro Paese
Di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani), ComeDonChisciotte.org
A Matteo Renzi, questa cosa che Davide Ermini è ancora seduto sulla poltrona della carica più alta in magistratura, mentre lui si trova sotto processo, proprio non riesce a mandarla giù.
In effetti, seppur esponendo la questione da reo-confesso, in maniera volutamente confusa e fuorviante, il senatore di Rignano, tutti i torti non li avrebbe.
Davide Ermini, per espressa confessione di Renzi stesso, fu eletto o per meglio dire cooptato per appartenenza nel 2018, alla carica di Vice-presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, tramite l’ormai famoso “Sistema Palamara”.
Un Sistema talmente oliato, quello messo in atto dall’ex magistrato (ricordo per i più distratti), che vedeva magistrati e politici in perfetta simbiosi fra loro, decidere (e niente fa pensare che oggi sia diverso), tutte le cariche in magistratura ed addirittura pilotare le sentenze, in base a precisi criteri di appartenenza e secondo logiche di convenienza personale. Tutto questo in spregio alla giustizia, alla professionalità ed al principio della separazione dei poteri sancito dalla nostra Costituzione.
Naturalmente, come possiamo ben immaginare, gli unici ad essere violentati da questo sistema, come sempre succede, sono i cittadini onesti, quando loro malgrado, incappano in questo modello di giustizia ad uso e consumo di certe “bande”.
La ricostruzione della “querelle” Renzi-Ermini
Matteo Renzi, oggi a processo ed ormai orfano di Palamara, ha più volte ricordato l’episodio a Davide Ermini, quasi come un avvertimento. Ed oggi addirittura lo troviamo tra le anticipazioni del suo libro prossimo all’uscita.
A dire il vero, l’imminenza dell’uscita del nuovo libro di Renzi, “Il Mostro”, ci viene prospettata da tempo, salvo poi posticiparla, a quanto pare in modo strategico, nel tempo. Tanto che lui stesso usa questo “refrain”, quasi come volesse mandare un messaggio a qualcuno:
Scrivo un libro. Se mi succede qualcosa è agli atti [1]
dichiarò a Porta a Porta, di fronte ad un sorpreso Bruno Vespa, il giorno che i magistrati fiorentini gli comunicarono la richiesta di rinvio a giudizio.
Ma Renzi nelle accuse ad Ermini va oltre ed in un’altra anticipazione del testo, il senatore ha scritto che:
Ermini passerà alla storia come il vicepresidente del Csm che riceve un membro del Csm, uno dei più autorevoli e visibili peraltro, Piercamillo Davigo, e brucia o distrugge il materiale ufficiale, proveniente dalla procura di Milano, che Davigo gli consegna, comprovante l’esistenza di una loggia segreta che avrebbe impattato sulla vita delle istituzioni [2]
Il passaggio si riferisce alla vicenda degli interrogatori dell’avvocato Piero Amara sulla cosiddetta loggia Ungheria.
Ermini annunciando la querela ha controbattuto:
Sostenere che io avrei distrutto ‘materiale ufficiale proveniente dalla procura di Milano’ eliminando ‘il corpo del reato’ – ha ribattuto Ermini – è affermazione temeraria e falsa. Il senatore Matteo Renzi ne risponderà davanti all’autorità giudiziaria [2 ibidem]
Ermini arriva da Figline Valdarno, a quindici chilometri da Rignano ed è amico di famiglia dell’ex presidente del consiglio. Dopo aver battezzato Renzi alla politica, è Renzi stesso che forte del suo exploit politico, a suon di nomine nel segno dell’appartenenza, trascina Ermini dalla provincia in parlamento fino alla carica più alta in magistratura. [3]
In pratica, un esponente a tutti gli effetti del potente cerchio del “Giglio Magico”.
Un percorso che, nella replica all’annuncio della querela, Renzi ha ripercorso distillando veleno. “Non vedo l’ora di ricevere l’atto di citazione. Potrò dunque raccontare – libero da ogni forma di prudenza istituzionale – tutto ciò che in questi lunghi anni l’avvocato David Ermini ha detto, scritto e fatto” scrive. “Egli è diventato vicepresidente del Csm grazie al metodo Palamara e io sono uno di quelli che possono testimoniarlo. Le cene romane di Ermini – fin dalla scorsa legislatura – sono numerose e tutte verificabili e riscontrabili. La sua storia da candidato sindaco bocciato a Figline Valdarno, aspirante consigliere provinciale, poi da parlamentare e da candidato vicepresidente del Csm è ricca di aneddoti che sarà piacevole raccontare in sede civile a cominciare dai numerosi scambi di sms di questi anni. Quanto ai verbali ricevuti da Davigo, e inspiegabilmente distrutti, Ermini avrà modo di chiarire in sede giudiziaria il suo operato”.
Questa in breve la ricostruzione della “querelle” tra i due attraverso i virgolettati.
Renzi e il suo eterno “gioco di equilibrismo” morale
Come dicevo, Renzi ha perfettamente ragione a risentirsi per il fatto che Ermini, pur essendo stato nominato grazie al “metodo Palamara”, sia ancora seduto su quella poltrona.
Ma il buon Matteo detto il “bomba”, immerso da sempre nel suo eterno gioco di equilibrismo sul concetto di moralità, anche in questo caso, si dimentica – o meglio gli viene più comodo dimenticarlo – che lui stesso era uno dei principali gestori delle nomine che il “sistema” partoriva.
Del resto – oltre a confessarlo lui stesso – appare ben chiaro leggendo a pagina 18 del primo libro di Palamara (“Il Sistema“), che Renzi nel 2015 riuscì a prendere il potere in magistratura. Palamara addirittura, indica anche per mezzo di quale atto avvenne questo battesimo: l’inaspettata e contesa nomina della giudice Marilena Rizzo a Presidente del Tribunale di Firenze, decisa dal CSM.
Quindi se Palamara è reo-confesso sul fatto di aver contribuito segretamente al travaso di potere verso la tribù dell’allora Presidente del Consiglio (cosa che ha detta di lui gli è costata il posto tra i potenti) e Renzi stesso, oggi deliziandoci con particolari e certezze, di fatto ci conferma la sua appartenenza al “sistema” – come può oggi Renzi restringere, le sue sconcertanti confessioni su Ermini e cotanta gestione della giustizia, nel solo ambito civile?
La risposta dovrebbero darcela i magistrati stessi, sempre che il “sistema” abbia voglia di aprire un fascicolo.
Insomma, se vogliamo far finta di niente e piegarsi al totale degrado istituzionale di questo paese, ci giriamo da un’altra parte e proseguiamo senza più guardare negli occhi i nostri figli.
Ma se vogliamo riportare una speranza di giustizia in questo paese, non possiamo assolutamente non evidenziare la gravità di quanto accaduto; per lo più a noi, impunemente, sbattuto in faccia dai protagonisti stessi.
Il principio della separazione dei poteri, pur se non espressamente enunciato nella nostra Carta costituzionale, è in essa implicitamente incorporato, dal momento che la Corte Costituzionale, con sent. 1/77, lo ha inserito tra i princìpi supremi dell’ ordinamento costituzionale.
Ebbene, abbiamo l’evidenza di un “sistema” all’interno del potere giudiziario, dichiarata da chi quel sistema, lo gestiva direttamente (Palamara) – ed un Presidente del Consiglio (Renzi), che in qualità di primo rappresentante del potere politico, per sua stessa ammissione, ne faceva parte a tutti gli effetti.
Giudichi chi legge, se in qualsiasi altro stato di diritto, una situazione così rappresentata, sarebbe stata trattata con lo stesso metodo con cui la stanno liquidando i nostri magistrati.. ovvero come polvere sotto al tappeto.
Considerazioni finali
Un’ultima considerazione me la dovete consentire. E’ sinceramente singolare, per non dire strano, che Renzi attacchi pesantemente quello che è stato uno dei suoi “fratelli” più fidati (tanto da averlo messo sul trono più alto in magistratura dopo averne preso il controllo), per di più, come evidenziato, con argomenti che potrebbero coinvolgerlo pesantemente a livello giudiziario.
Il tutto parrebbe più un regolamento di conti tra tribù locali in attesa di capire quello che potrà succedere oltre i confini nazionali. Renzi le dice grosse facendo capire, in modo alquanto esplicito, di poterle dire, addirittura enormi; il tutto all’interno di una situazione geopolitica mondiale esplosiva che vede il nostro sistema economico prossimo all’implosione.
Ma, credetemi, la vicenda di Ermini è nulla rispetto a ciò che c’è scritto ne “Il Mostro”.
Addirittura come riportato dalla Agenzia ANSA.it, per Renzi la questione Ermini sarebbe niente rispetto al resto delle prospettate confessioni che sarebbero scritte nel libro.
Renzi, in definitiva, fa trapelare in prima serata da Vespa, una sostanziale paura per la sua incolumità, tanto da far apparire il suo libro come un testamento, qualora fosse vittima di qualcosa di grave – poi inizia a confessare atti gravissimi facendo capire di esserne a conoscenza di più gravi – nel mentre l’uscita del suo libro viene sempre più allontanata nel futuro.
Ora, delle due l’una: o siamo di fronte ad una abilissima operazione di marketing per vendere più copie del suo libro, ma con il serio rischio però di essere coinvolto in gravi problemi giudiziari (stante la portata scioccante delle sue dichiarazioni); oppure veramente quello che Renzi sta mettendo in atto, ha tutto il sapore di un vero e proprio avvertimento contro lo stesso tipo di “potere profondo” a cui lui appartiene, finalizzato ad ottenere un qualcosa ad oggi a noi sconosciuto.
Per essere più chiari, una sorta di avvertimento tra le righe ai personaggi che lui definisce suoi persecutori, ai quali indirizza l’unico vero messaggio del suo “ambiguo memoriale” sui fatti che lo vedono protagonista, un messaggio che potrebbe suonare più o meno così: state attenti che se parlo io finiamo tutti in galera.
Di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani), ComeDonChisciotte.org