Secondo il Fondo Monetario Internazionale metà dell’area euro sarà in recessione tecnica nel 2023, compresa l’Italia
Tratto da: Giubbe Rosse
Il Fondo monetario internazionale definisce la condizione attuale dell’Europa come «un mix tossico di alta inflazione e crescita fiacca». A disegnare il quadro tutt’altro che incoraggiante è il responsabile del Dipartimento europeo del Fmi Alfred Kammer, che fornisce anche una previsione dei prossimi mesi:
«Questo inverno più della metà dei paesi nell’area euro sperimenterà una recessione tecnica, con almeno due trimestri consecutivi di crescita negativa».
Secondo Kammer, fra i Paesi che scivoleranno in recessione tecnica ci sono Germania e Italia, «che avranno tre trimestri consecutivi di contrazione a partire dal terzo trimestre del 2022». Il Fondo spiega anche come la guerra in Ucraina contribuirà a mantenere alta l’incertezza, «con la bilancia dei rischi al ribasso per la crescita e al rialzo per l’inflazione». L’energia è l’ambito più delicato:
«Nel breve termine il rischio maggiore è quello di ulteriori problemi alle forniture energetiche»
spiega il Fondo, con una situazione critica prevista soprattutto per l’inverno 2022-2023, «quando un completo stop delle forniture di gas russo causerebbe ulteriori problemi economici, soprattutto se un inverno freddo dovesse tradursi in razionamenti». Lo stesso stop che secondo Kammer colpirebbe «in modo particolarmente duro i Paesi dell’Europa orientale». Si tratta di un rischio di perdita del 3% del pil nelle nazioni più esposte, ma anche altri Paesi, come l’Italia, «potrebbero registrare perdite consistenti». Alla luce delle previsioni il Fmi insiste sulla sulla necessità di «portare avanti riforme strutturali, essenziali per mitigare i rischi alla sicurezza energetica, accelerare la transizione verde e aumentare la produttività e il potenziale di crescita». (Fonte: Open)
Bloomberg: il salto irregolare dell’inflazione evidenzia il divario tra est e ovest nell’eurozona
I picchi di prezzo nei paesi più piccoli della zona euro stanno ridisegnando il divario economico tra l’est e l’ovest dell’UE. Nella regione baltica, dove l’inflazione è la più rapida del blocco e ha già superato il 25%, l’Estonia ha superato l’Italia e la Spagna dallo scorso anno in termini di costi di beni e servizi, diventando il Paese più caro dell’Europa centro-orientale. Anche Slovacchia e Slovenia stanno guadagnando slancio e ora non sono molto indietro. C’è sempre stata la speranza che le ex economie comuniste dell’UE alla fine raggiungessero i loro vicini più ricchi, aumentando il tenore di vita lungo la strada. Ma la natura dello shock dei prezzi significa che i salari sono in ritardo e la disuguaglianza salariale ha alimentato una delle più grandi ondate di emigrazione dei lavoratori verso l’ovest più ricco dell’UE negli ultimi anni.
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