Su il Domani la notizia dell’inchiesta che riguarda i suoi familiari
Dallo scorso ottobre era un fatto noto che la Procura di Milano, indagando sulla fornitura dei camici per l’emergenza sanitaria ordinati dall’azienda del cognato del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, avesse avviato delle verifiche sui alcuni conti esteri.
Così era emerso, che in una banca svizzera c’erano 5,3 milioni di euro. Una cifra che, spiegò Fontana, riguardava un’eredità della madre, regolarizzata con lo scudo fiscale nel 2015. Tuttavia non chiarì l’orgine di quei fondi né il perché era delegato a operare su un conto schermato da una fiduciaria aperto dal 1997 e chiuso nel 2005.
Oggi il quotidiano Domani è tornato sui misteri che ruotano attorno al Presidente della regione Lombardia ed ha fatto emergere che non sarebbe l’unico componente della sua famiglia ad essere finito sotto la lente di ingrandimento dell’antiriciclaggio. Vi sarebbero anche la moglie, il cognato e la suocera.
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“Dei documenti insieme ad altre segnalazioni di istituti bancari sui parenti del governatore” sarebbero stati mandanti ai magistrati che indagano sui rapporti tra la Dama, azienda dei Dini (la famiglia della moglie) il Presidente e la centrale acquisti della regione Lombardia, che aveva firmato un contratto per l’acquisto di camici e materiali anti Covid.
Gli organi inquirenti starebbero cercando di capire se vi possano essere elementi di rilievo penale, ma intanto si ricava che anche la moglie del Governatore, Roberta Dini, possiede conti correnti in Svizzera, oltre a società immobiliari in liquidazione dopo aver accumulato debiti, scrive il giornale “fino a 20 milioni”.
Nel 2015, inoltre, grazie la volontari disclosure i suoceri di Fontana avrebbero fatto rientrare capitali nascosti che si trovavano nello stesso Stato elvetico, in Estonia, a Curacao, nelle Antille olandesi “in violazione degli obblighi di dichiarazione dei redditi e dei monitoraggio fiscale”. Denari che sarebbero legati proprio alla Dama.
Il “Domani” mette in evidenza l’esistenza di alcuni conti.
Il primo presso l’bus di Lugano, che sarebbe controllato tramite una società (la Uranus Corporation) con sede a Curacao nelle Antille olandesi. Un conto su cui aveva anche diritto di firma la Veco Trust Sa, di cui Dini nelle relazione ammette di essere “unico beneficiario economico”.
L’altro conto nella filiale è quello cointestato con la moglie, in cui entrano i denari dalla Dalla spa, e bonifici di società estere ed altri movimenti che riguarderebbero “la compravendita di un immbile” e “la restituzione di un debito da parte del figlio dell’istante Andrea Dini“, le cui attività finanziare e patrimoniali sono, scrive il giornale, “oggetto della relativa procedura”.
Un altro conto si troverebbe presso l’bus di Chiarro con contestatari Paolo Dini e Davide Bizzi, ex socio della Dama.
Nel giornale, che fa riferimento ad una relazione dell’antiriciclaggio, si segnala un bonifico del dicembre 2019, da 600mila euro la cui metà viene girata due settimane dopo ad un’azienda registrata col nome 30 giugno.
Una società quest’ultima che sarebbe controllata sempre dalla moglie di Fontana e amministrata da lei dal febbraio 2020. Una società specializzata nella compravendita immobiliare ma che si trova in “liquidazione volontaria dal 2013” con un debito da 20 milioni di euro che è staro ridotto proprio con la cessione degli immobili ai creditori.
Nel conto sarebbe stato effettuato anche un giroconto da 354mila euro parti da un conto Unicredit, con la provvista che, come segnalato dall’antiriciclaggio, è stata utilizzata per l’acquisto di titoli. Su quegli investimenti e disinvestimeti, – allo stato comunque da considerare leciti – si concentrano gli investigatori non solo perché Roberta Dini è la moglie del Presidente della Regione Lombardia, ma anche perché le operazioni, “per importo, dalla pregressa movimentazione del rapporto, circostanza che trova conferma dall’analisi dell’estratto conto acquisito in sede di approfondimento”.
Vi sarebbero anche altre operazioni ad essere state segnalate come un movimento da sei milioni di euro passato nell’ottobre 2019 da un conto svizzero ad uno italiano sempre riferibile alla Dama spa.
Una di queste operazioni riguarderebbe anche la suocera di Fontana che nel 2020 ha sottoscritto una polizza assicurativa da un milione di euro. Unica beneficiaria la figlia Roberta. E i soldi della provvista, scrive il Domani, proverrebbe da un conto svizzero.
E l’istituto elvetico Credit Suisse Life & Pension, che ha inviato il rapporto agli organi inquirenti scrive “La scrivente non è in grado di escludere eventuali collegamenti tra la fattispecie penalmente rilevante oggetto dell’indagine (su Fontana, ndr) e la movimentazione posta in essere”.
Spiega sempre il quotidiano che il primo modulo di proposta della polizza milionaria risale, con tanto di firma, a molto prima della pandemia e dell’affare delle mascherine. Dunque non vi sarebbe alcuna connessione con l’indagine della Procura milanese.
L’inchiesta è all’inizio. L’avvocato del Presidente Fontana, rispondendo alla richiesta di chiarimento del Domani, ha scritto di chiedersi “a quale titolo e con quale finalità rivolgiate al presidente Fontana domande su circostanze prive di qualsiasi interesse pubblico, attinenti esclusivamente alla sfera professionale e patrimoniale di sua moglie e della di lei famiglia”. Ma come ha detto il quotidiano a dare rilievo è proprio la doppia indagine della Procura e dell’antiriclcaggio.
Tratto da: Antimafiaduemila