‘Price cap’, un limite al prezzo del gas a 180 euro anche se Mosca e chi altro vende non fosse d’accordo. Una forzatura commerciale a spinta politica, risultato incerto ed Europa divisa. Molti dubbi sull’efficacia della misura tra i paesi dell’Ue. Il think tank Bruegel avverte: «Non risolverà i problemi per magia». Per questo Macron e Scholz corteggiano gli emiri, tangenti o non tangenti.
Illusione politica con Babbo Natale a gas
«Meccanismo di correzione di mercato», la definizione in burocratese creativo per una «illusione politica», nella versione realistica, senza addobbi natalizi. Conti da imporre in casa altrui approvati martedì dai ministri dell’Energia dei 27 con un voto a maggioranza. Dubbio chiave: riuscirà a far calare il prezzo del gas e garantire l’offerta, evitando rischi di penuria? Anna Maria Merlo sul Manifesto.
Linea dura con tanta paura
Tetto forzato e spesso esagerato. 180 euro il Mwh ( il Magawatt/ora), molto più basso di quanto aveva proposto la Commissione (275), che era contraria all’idea di un tetto, per timore che i fornitori di Gnl, il gas liquido che arriva sulle navi cisterna, potendo scegliere dove scaricare, lo vendano altrove.
Pagheremo caro, pagheremo tutto
Il prezzo resta alto, quattro volte quello di prima della guerra e l’effetto sulle bollette resta pesante, mentre oggi il Mwh è intorno ai 155 euro. Per convincere i reticenti, Germania in testa, sono state poste molte garanzie, che scatteranno se i consumi aumentano, se un paese è in serie difficoltà, e se le importazioni diminuiscono, per evitare di restare senza gas e dover fermare la produzione.
Zelensky e Polonia contro la Russia
Il presidente ucraino Zelensky e alcuni paesi dell’est, Polonia e Stati baltici, avevano chiesto un tetto molto più basso per mettere in ginocchio la Russia. Velleità rispetto al mercato reale, «rischio caos senza centrare l’obiettivo», la ragionevolezza finale mediata. L’Olanda (con l’Austria) si è astenuta e il ministro dell’Energia, Rob Jetten si interroga: «Non sono del tutto convinto che questo meccanismo correttivo sia positivo sui due fronti». L’Olanda è uno dei paesi europei, con la Germania, più dipendenti dalle importazioni di gas, impegnati ad evitare la deindustrializzazione.
Nessuna magia in vista
Il think tank Bruegel, acronimo per Brussels European and Global Economic Laboratory, avverte: «Il price cap non risolverà i problemi per magia». Anzi… Per la compagnia tedesca Zukunft Gas si tratta di «un’illusione politica», visto che «in un’economia di mercato i prezzi sono determinati da offerta e domanda, non da decreti politici». ‘Elementare Watson’.
Le riserve, piene al 90%
Nell’Ue gli stock devono ormai essere riempiti al 90%, la valutazione diffusa. Una corsa alla riserva strategica invernale che questa estate aveva fatto impazzire i prezzi, oltre i 300 euro. Adesso le riserve sono ancora dell’84%, malgrado l’inverno ormai iniziato. Tutto bene, ma, avverte l’Aie, l’Agenzia internazionale dell’energia, i problemi verranno la prossima estate, quando per raggiungere il 90% di scorte non ci sarà più il gas russo. E nella Ue potrebbero venire a mancare fino a 30 miliardi di metri cubi di gas.
Gli Stati Uniti a man bassa
Gli Usa sono ormai il principale fornitore di Gnl all’Europa. Un altro ‘boom’ di quella dannata guerra: dal 22% del 2021 al 40% attuale, e non si è ancora fermato. La Ue, per sostituire i russi, cerca ovunque e il Qatar di mondiali e di tangenti, che con Usa e Australia, è tra i principali produttori al mondo, assume quindi un ruolo centrale. Tutti a corteggiarli e pronti a perdonarli.
Real Politik Francia Germania
«Emmanuel Macron, Olaf Scholz e il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel ultimamente si sono precipitati a Doha per corteggiare gli emiri», segnala il Manifesto. «Sono stati firmati contratti, la Germania ha concluso un accordo su 15 anni con QatarEnergy e ConocoPhillips», i dettagli da Anna Maria Merlo. L’Italia, con altri, privilegia gli accordi a breve. Ma di fatto il Qatar fornisce alla Ue meno del 5% del fabbisogno in energie fossili e il 16% del Gnl, in calo in percentuale rispetto al 2021, che era del 21%, mentre gli Usa in un anno sono passati dal 29% al 43%.
Qatar ‘asiatico’, non sostituirà la Russia
Il Qatar non sostituirà la Russia che già quest’anno è scesa dal 17% del 2021 al 13%, e nel 2023 sarà –forse-, a zero. Il principato che galleggia su petrolio, gas e un mare di petrodollari per comprarsi tutto, compresi i mondiali di calcio e benevolenze politiche spicciole, ora minaccia ritorsioni dopo lo scandalo di corruzione al Parlamento europeo. Ma la sostanza vera è altra. Pur avendo in programma aperture di nuovi giacimenti e programmi di collaborazione con i grandi europei (TotalEnergies, Eni), il Qatar preferisce l’Asia.
Contratti di lungo periodo molto impegnativi con l’Asia, in particolare Giappone, Corea del Sud e Cina. Con quest’ultima, il Qatar ha appena firmato un contratto per 27 anni di fornitura di 4 miliardi di tonnellate di gas l’anno.