Di Giacomo Sferlazzo
L’ennesimo disastro ambientale avvenuto a Lampedusa con l’affondamento di una barca utilizzata da persone migranti per arrivare sull’isola e poi, come avviene oramai di solito, lasciata ormeggiata al porto fino alla distruzione di parti della banchina e delle barche stesse, riversando in mare carburante e altri agenti inquinanti.
Questo è il risultato di politiche che spingono alla clandestinità.
La clandestinità è uno dei risvolti delle leggi fatte a partire dalla metà degli anni ottanta rispetto alle migrazioni. Entrare in maniera illegale in Europa significa diventare mano d’opera sfruttabile, “carburante” per la “macchina dell’accoglienza” e pretesto per la militarizzazione della frontiera UE, oltre che uno degli argomenti più importanti di distrazione di massa.
I temi centrali rimangono volutamente non affrontati, nei discorsi colmi di retorica dei “pro-immmigrazionisti” e nelle tante passerelle e sfilate che abbiamo visto sull’isola.
Soprattutto nelle sedi istituzionali non sentiamo parlare, ne vediamo prendere decisioni, sulle cause che generano le migrazioni, ne tanto meno sulla creazione di canali d’ingresso regolari, con la necessaria e correlata affermazione dei diritti e dei salari per tutti i lavoratori.
Non è un caso che le migrazioni, nei termini che abbiamo vissuto negli ultimi trent’anni, si sviluppino parallelamente alle esternalizzazioni, alla flessibilità del lavoro, all’aumento delle spese militari a livello globale, ad una rinnovata azione imperialista e coloniale di USA e alleati e ad una riduzione generale della democrazia.
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Il gasolio sversato nel porto di Lampedusa è l’ennesimo atto di arroganza, di crudeltà e vigliaccheria di un sistema marcio fino al midollo. Un sistema che parte dall’alto e arriva fino a ognuno di noi con l’obbiettivo di concentrare tutta la ricchezza in poche mani. Sicuramente ognuno di noi in qualche maniera alimenta questo sistema ma è bene ribadire che ci sono delle responsabilità precise che partono dall’UE, passando dal Ministro dell’Interno fino ad arrivare al Sindaco di Lampedusa e Linosa. Figure che calpestano quest’isola, chi ci vive e le persone migranti che la attraversano.
Lupi travestiti da agnelli.
Chi però continua a tifare uno o l’altro partito politico che siede in parlamento e che oramai ha buttato via ogni maschera governando tutti insieme appassionatamente, o meglio eseguendo gli ordini del governo delle banche, non ha capito nulla o fa finta di non capire, per opportunismo o nei migliori casi per tattica.
Chi continua a scaricare la propria giusta rabbia e indignazione contro i “migranti” non ha capito nulla della situazione generale.
Il disastro che vediamo sotto ai nostri occhi è il disastro globale e non solo quello di Lampedusa.
Lampedusa si risolleverà solamente quando capiremo che bisogna sottrarci alla gestione delle migrazioni che ci è stata imposta e dalla militarizzazione dell’isola. Allo stesso tempo attivare tutte le nostre forze ed energie per mettere al centro della discussione sulle migrazioni: canali d’ingresso regolari, diritti per i lavoratori e la fine delle ingerenze politiche e militari in Africa.
So che non è semplice e che a qualcuno può sembrare utopico ma non ci sono altre vie.
Tratto da: L’Antidiplomatico
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