Il discorso di Mattarella e quel Parlamento che si è creduto assolto

Il discorso di Mattarella e quel Parlamento che si è creduto assolto

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Tempo di lettura: 3 min

Tratto da: Antimafiaduemila

Un discorso diretto, pronunciato con toni pacati, ma non con l’intenzione di assolvere

 

Il Presidente Mattarella ha letteralmente elencato le criticità e i fallimenti della classe politica mentre il Parlamento non ha saputo fare altro che applaudire per coprire il peso delle accuse. Ha parlato di salvaguardia dell’indipendenza dell’autonomia della magistratura davanti ad una classe politica che, assieme alla ministra Cartabia, ha scritto la peggiore delle riforme sulla giustizia nella storia d’Italia. Una vera e propria aberrazione che calpesta il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale e introduce ‘l’improcedibilità’, traducibile come l’abdicazione dal dovere che ha lo Stato di rendere giustizia ai cittadini. Inoltre il Presidente ha parlato di valorizzare le “indiscusse alte professionalità su cui la magistratura può contare” in un Paese dove è in corso una vera e propria campagna di ‘regolamento di conti’ tra alcuni sistemi di potere – alimentati da “logiche di appartenenza” in seno alla stessa magistratura – e la magistratura onesta, la quale attraverso indagini e i processi si è avvicinata troppo a delle verità scomode. Ha parlato della dignità di “un Paese libero dalle mafie, dal ricatto della criminalità” – applausi – “dalla complicità di chi fa finta di non vedere”, silenzio. Forse ha messo il dito su una piaga troppo dolente?  Ha parlato anche di cultura e di valori morali in un luogo dove le priorità sono diventate i soldi dell’Europa e dove è stata accettata la candidatura di Silvio Berlusconi come Capo dello Stato, un uomo che pagava Cosa Nostra mentre sedeva a Palazzo Chigi fino alla fine del 1994 come dicono le sentenze. “La cultura non è il superfluo” ha detto davanti ad un Paese dove la scuola viene abbandonata a se stessa mentre le spese militari schizzano ai massimi storici, quasi 26 miliardi all’anno, e dove “poteri economici sovranazionali tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico”. Occorre “garantire e assicurare il diritto dei cittadini a un’informazione libera e indipendente” ha continuato Mattarella in un’Italia quarantunesima al mondo nel rapporto di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa, con giornalisti minacciati dalla mafia, dai fascisti e da querele temerarie e intimidatorie. Davanti all’enorme somma di denaro che deve arrivare per il Pnrr – più di 200 miliardi – il Capo dello Stato ha parlato di dignità, la grande assente di Montecitorio. I soldi, per tanti che possano essere, non sono in grado di comprare tutto. Non si può solo col denaro “azzerare le morti sul lavoro”, “opporsi al razzismo e all’antisemitismo”, “impedire la violenza sulle donne”, “combattere la tratta degli esseri umani”, dare a tutti il diritto allo studio, “contrastare le povertà” e “la precarietà disperata”, dare alle donne diritto sia al lavoro e alla maternità, garantire ai detenuti le giuste condizioni e il loro “reinserimento sociale”, dare risposte concrete alle persone con disabilità, dare ai “cittadini un’informazione libera e indipendente”. Tutte queste cose non si possono ottenere con i soldi. Ma solo tramite una rinnovata coscienza etica. E’ utopia? Forse. Ma anche i nostri Partigiani credevano in un’Italia libera a nazismo imperante. Viva la Repubblica, viva l’Italia!

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Il problema nel tradurre le parole sul piano normativo

Anch’io mi unisco all’applauso per Mattarella. Le parole del Capo dello Stato sono condivisibili al cento per cento, sono cose ovvie che ripetiamo da decenni. L’applauso ci sarebbe stato anche se questo discorso fosse stato fatto davanti a un manager di una multinazionale o di fronte a un operatore ecologico. Chiunque lo condividerebbe. Il dramma è che poi non si traduce sul piano normativo e spesso si fanno riforme che peggiorano la situazione“. Così all’AdnKronos il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, a proposito del discorso di insediamento nell’aula di Montecitorio di Sergio Mattarella, il cui passaggio sulla riforma della giustizia e sul Csm è stato accolto da una doppia standing ovation da parte dei grandi elettori. “Il problema – spiega Gratteri – è come vengono poi tradotte sul piano normativo le riforme auspicate dal presidente della Repubblica e auspicabili. Se le riforme che si stanno facendo o che si faranno saranno migliorative o peggiorative della situazione, sia per quanto riguarda il funzionamento della giustizia che la credibilità“.

Tratto da: Antimafiaduemila

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