Il ministro dell’Economia nipponico lo ha detto ad alti funzionari Usa a Washington. L’Opec+ conferma l’aumento della produzione da 432.000 barili a giugno. Per Capital Economics la proposta dell’Ue non causerà gravi danni all’economia russa e manterrà i prezzi oltre 100 dollari al barile (Brent in rialzo sopra 111)
Di Andrea Baiocco
Il Giappone non ha alcuna intenzione di unirsi a un eventuale embargo del petrolio e del gas russo, di cui si sta discutendo nell’Unione europea. Lo ha confermato il ministro dell’Economia, del Commercio e dell’Industria nipponico, Koichi Hagiuda, dopo aver incontrato alti funzionari Usa a Washington. “Il Giappone ha risorse limitate ed è difficile per noi allinearci immediatamente”, ha spiegato Hagiuda.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha ribadito ieri la proposta dell’Ue di bloccare tutte le importazioni di petrolio russo entro la fine dell’anno, sebbene gli Stati membri rimangano divisi su questa idea, con l’Ungheria, la Slovacchia e la Bulgaria che hanno espresso la propria opposizione. “È necessario per i Paesi fare quel che possono per mantenere il passo”, ha detto ancora Hagiuda, precisando che il Giappone intende “condividere la stessa direzione” assunta dai Paesi occidentali in termini di sanzioni nei confronti di Mosca per l’invasione dell’Ucraina. Hagiuda, che ha incontrato ieri la segretaria americana all’Energia, Jennifer Granholm, ha condiviso con lei l’attenzione a “mantenere la sicurezza energetica”, secondo quanto si legge nella dichiarazione congiunta finale dell’incontro.
Il Giappone intende ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e ha quindi chiesto agli Usa di aumentare la produzione di gas naturale liquefatto. il paese nipponico importa meno del 4% del suo petrolio e meno del 9% del suo gas naturale liquido dalla Russia, secondo l’Organizzazione giapponese del commercio estero (Jetro). Nonostante si tratti di numeri più limitati rispetto a quelli di molti paesi europei, il Paese potrebbe incontrare difficoltà nel rinunciare a tali forniture poiché, dopo l’incidente nucleare di Fukushima, la produzione da questa fonte di energia è rimasta al palo. Tokyo non ha neanche spinto le aziende nipponiche a ritirarsi da due gradi progetti energetici congiunti con la Russia: lo sviluppo dei giacimenti petroliferi di Sakhalin-2 e il progetto per il gas naturale liquido Arctic LNG-2. Con l’embargo al petrolio russo ancora in discussione i prezzi del greggio salgono anche oggi: il future sul Brent è scambiato a quota 111,22 dollari al barile (+0,98%), mentre il Wti viaggia a quota 108,64 dollari (+0,7%). I prezzi sono saliti già nella giornata di ieri sulla scia nelle notizie all’embargo Ue al petrolio russo, mentre oggi l’Opec+ ha confermato l’aumento delle quote produttive a 432 mila barili in più al giorno da giugno prossimo, poiché “l’Organizzazione non è responsabile delle interruzioni dovute alla geopolitica o a problemi della supply chain”. Il segretario generale dell’Opec, Mohammad Barkindo, ha ribadito che non è possibile per altri produttori sostituire l’offerta russa.
Tratto da: Milano Finanza
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