Di Francesco Guadagni
25 aprile 1945. Quasi ottant’anni fa l’Italia si liberò dal fascismo e come ogni fatto storico determinante che riguarda il nostro paese, anche in questo caso, non c’è mai una memoria condivisa.
Ancora oggi la lotta di liberazione dal fascismo è preda di polemiche, ce ne sarebbero state anche senza le vergognose dichiarazioni del Presidente del senato Ignazio La Russa, militante per anni per anni del Movimento sociale italiano, erede del partito fascista. È già tutto molto paradossale…
Per capire cosa sia stata la Resistenza, quali influenze abbia avuto nella politica, anche nella cultura, ci viene in soccorso, a modo suo, con le sue letture sempre originali, uno dei più grandi intellettuali che l’Italia abbia mai avuto: Pier Paolo Pasolini.
LEGGI PASSIONE PASOLINI di FRANCESCO GUADAGNI
La vicenda di Pasolini, la sua morte avvenuta il 2 novembre del 1975 all’idroscalo di Ostia, ha un legame molto stretto, un filo diretto con gli anni dell’armistizio dell’8 settembre 1943, la Resistenza, la morte del Fratello Guido a Porzus, in Friuli Venezie Giulia.
Nel video, Pasolini, in una pausa del film Uccellacci e Uccellini, con quella chiarezza e semplicità che gli erano proprie, fa un parallelo tra il cinema neorealista e la Resistenza.
“Il neorealismo ha rappresentato il primo atto di coscienza critica dal punto di vista ideologico che l’Italia ha avuto di sé stessa.”
L’Italia fino a quel momento non aveva avuto una storia unitaria, per il Poeta c’era stata la storia di “un’unità aberrante del fascismo”, quindi, “soltanto con la Resistenza è cominciata la Storia italiana, tale da potersi paragonare a quella della Francia, dell’Inghilterra, della Spagna.”
Pasolini insieme al fratello Guido erano stati testimoni diretti di quella stagione, in un luogo, il Friuli Venezia giulia, dove la Resistenza cominciò in Italia per prima, e finì per ultima, con un grado di complessità sociale, storica e politica che andrebbe approfondita, e non con le strumentalizzazioni fatte dai fascisti che non servono ad onorare le vittime delle Foibe, ma a gettare fango sulla lotta di Liberazione.
Guido Pasolini si arruolò nelle Brigate Osoppo, di ispirazione cattolica. Pier Paolo rimase a casa con la madre, ma non era inoperoso, la sua lotta proseguiva con la Poesia, usata come arma.
Guido Pasolini morì a Porzus in un episodio tra i più controversi della Resistenza, negli scontri tra Brigate Garibaldine di ispirazione comunista e quelle bianche cattoliche, dove al loro interno c’erano esponenti del clero, della borghesia ed ex militari.
Negli anni a Pasolini rimproveravano come facesse ad essere comunista quando proprio i comunisti avevano ucciso suo fratello. Il Poeta ha sempre respinto le strumentalizzazioni e le speculazioni politiche fatte sulla morte del fratello verso il quale aveva un’enorme ammirazione per la sua lotta da partigiano.
Petrolio quella opera letteraria rimasta incompiuta di Pasolini sulle trame dell’Eni, è centrata sulle figure di Entico Mattei, ucciso in un attentato mascherato da finto incidente aereo il 27 ottobre del 1962 e del suo successore Eugenio Cefis, i quali, non a caso, appartenevano alla stessa Brigate partigiana cattolica.
Molto probabilmente Pasolini aveva intuito che già all’indomani dell’armistizio, il fascismo era morto e c’erano già molti personaggi, come Cefis, avevano capito che la guerra era finita e volevano trovare spazio nella nuova realtà politica che si sarebbe creata o, meglio dire, quel potere che avrebbe dato vita ad un nuovo fascismo molto più pericoloso, oggetto dei suoi ultimi articoli.
Le ricerche su Petrolio forse proprio partite dalle lotte intestine tra i gruppi partigiani portarono Pasolini a scoprire le trame di potere della Democrazia Cristiana, i servizi segreti deviati i gruppi neofascisti culminate con le stragi e la strategia della tensione tra la fine degli anni ’60 e la metà degli ’70 del Novecento.
Tra l’altro, come sostiene David Grieco, giornalista, amico, allievo e assistente alla regia di Pasolini, regista del film La Macchinazione del 2016, incentrato sugli ultimi mesi di vita di Pasolini, Petrolio “è la scoperta della P2” che sarà svelata solo diversi anni dopo.
La vicenda del fratello Guido resterà, comunque, nella mente e nel cuore di Pasolini fino a poche ore dalla sua morte.
Pino Pelosi, per verità giuridica e marchio di infamia sul Poeta, che risulta essere l’unico assassino di Pasolini, raccontò a Silvio Parrello che, prima di andare all’idroscalo quella maledetta notte del 1 novembre per ritirare le bobine rubate del Film Salò o le 120 giornate di Sodoma, dopo aver fatto benzina, il Poeta sentì il bisogno di raccontargli della vicenda di Guido.
Non a caso il film Salò, una metafora da girone dantesco sul fascismo, sul potere che proprio per il furto delle bobine ebbe un finale diverso, di speranza, parola non cara a Pasolini: due ragazzi ballano e che magari saranno in futuro dei comunisti sinceri per riscattare il loro passato da repubblichini.
Dal 3 marzo scorso è stata presentata alla Procura di Roma, dall’Avvocato Stefano Maccioni un’istanza per riaprire le indagini sulla morte di Pasolini. L’atto è stato redatto dall’avvocato Maccioni, a nome del regista David Grieco regista, giornalista, sceneggiatore amico e allievo di Pasolini, e dello sceneggiatore, Giovanni Giovannetti.
Dal momento che non regge più né storicamente né tantomeno giuridicamente la versione ufficiale su Pasolini ucciso da un ragazzino che voleva difendersi dalle sue molestie, ci si aspetta che la Procura di Roma riapra le indagini alla luce dei nuovi elementi emersi dalle relazioni della commissione antimafia nella scorsa legislatura.
Indagare sulla morte di Pasolini, su quel lungo filo storico e politico di questo assassinio, ci può permettere di avere una memoria condivisa. Per la Resistenza e per le altre vicende dolorose che hanno attraversato questo Paese la memoria condivisa è una necessità non più rinviabile.
Fonte: L’Antidiplomatico