132 avvocati legiferano continuando a difendere i loro clienti
Il 2021 non è stato certo l’anno migliore per quanto riguarda la giustizia: vedi abolizione dell’ergastolo ostativo, riforma Cartabia, gli scandali al Csm, la tanto chiacchierata sentenza d’Appello del 23 settembre del processo trattativa Stato – Mafia e per chiudere la delega della ministra Cartabia al sottosegretario alla giustizia (non che già legale di Berlusconi) Francesco Paolo Sisto per la valutazione dei magistrati.
Quest’ultimo tema ha sollevato un ulteriore punto critico: il conflitto d’interessi avvocati-parlamentari.
Non tutti sanno che nel nostro Parlamento attualmente ci sono 132 avvocati che svolgono regolarmente le loro funzioni politiche portando avanti al contempo le difese dei loro clienti. Sul Il Fatto Quotidiano il procuratore aggiunto Luca Tescaroli ha spiegato che tale concentrazione di ruoli (difensore – parlamentare) “offre e può offrire una difesa privilegiata a determinati imputati eccellenti o politicamente contigui, a discapito di quelli meno abbienti o derelitti, posti ai margini della società, che certamente non dispongono di risorse finanziarie sufficienti o di una vita relazionale adeguata per poter beneficiare di un’assistenza legale privilegiata”.
Inoltre lo stesso legale può anche “stimolare la presentazione di disegni di legge e ottenere normative (come è accaduto nel nostro Paese) ritagliati su misura per i propri interessi particolari ed essere portatore di specifiche istanze scaturenti dal processo che lo riguarda”.
E un avvocato difensore potrebbe concorrere con gli esponenti del proprio partito alla scelta dei ministri, ivi compreso quello della Giustizia, ritenuti più funzionali alle finalità che si vogliono raggiungere”, spiega il magistrato.
Posto in queste condizioni, l’avvocato – parlamentare diventa un soggetto in grado di difendere il suo assistito “dal processo e non nel processo”.
E se l’applicazione della legge “non consente un’assoluzione” la stessa potrebbe diventare oggetto di modifica legislativa che obblighi il “magistrato ad assolvere” anche “mentre il processo è in corso, o attraverso una nuova regolamentazione più garantistica e restrittiva delle modalità di acquisizione delle prove” ha sottolineato Tescaroli.
Molte volte è stato posto l’accento sul fatto che il dibattito politico si sia concentrato troppe volte sulla figura del magistrato in Parlamento. A quest’ultimo è già interdetta “giustamente, la possibilità di svolgere contestualmente le funzioni giudiziarie e di essere membro del Parlamento e della compagine governativa” tuttavia, sull’onda del recente caso Maresca, il legislatore ha ancora una volta puntato tutti i riflettori sulle cosiddette “porte girevoli” dei magistrati lasciando completamente al buio il tema del conflitto di interessi degli avvocati.
“In buona sostanza – ha continuato Tescaroli – sussiste il rischio che la carenza della regolamentazione sulle incompatibilità del ministero del difensore, preposto a salvaguardare il fondamentale diritto di difesa, si traduca in un vulnus per l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e, conseguentemente, in una caduta di democrazia”.
Dal momento che le riforme sono state portate avanti a colpi di “C’è lo chiede l’Europa” è necessario sottolineare che proprio in Europa sono presenti delle normative che regolano il rapporto tra l’avvocatura e i relativi Parlamenti: in Gran Bretagna, per esempio, è vietato all’avvocato parlamentare di accettare un mandato professionale allorché i cittadini siano ragionevolmente esposti all’idea che egli potrebbe fare uso del suo stesso incarico per avvantaggiare il proprio cliente. Negli Stati Uniti e in Francia gli avvocati deputati non possono difendere persone o aziende che hanno cause con lo Stato. In Spagna è prevista l’incompatibilità: l’avvocato siede in Parlamento non può esercitare la propria professione nel periodo in cui svolge la funzione politica. In Germania il codice di condotta del Bundestag obbliga i deputati a informare il presidente su ogni incarico defensionale con interessi che confliggono, potenzialmente, con lo Stato e la Pubblica amministrazione.
L’avvocatura chiamata a valutare i magistrati
Altro grande punto critico è l’intenzione del governo di rendere partecipe l’avvocato difensore al voto per “le valutazioni di professionalità sull’operato dei magistrati” e per “l’attribuzione degli incarichi direttivi e semidirettivi in seno alla magistratura”.
Una situazione estremamente complicata che andrebbe ad aumentare gli attriti tra accusa e difesa in quanto “un difensore potrebbe essere chiamato a contribuire alla formazione di un parere, a titolo esemplificativo, di quel giudice che ha condannato il proprio assistito o del pubblico ministero che ne ha chiesto la cattura” spiega il magistrato Fiorentino. Inoltre comprometterebbe “l’imparzialità nell’agire dei giudici e dei Pm, se si consentisse la permanenza in seno ai Consigli giudiziari di avvocati che, simultaneamente, concorrono direttamente o per il tramite di colleghi di studio all’esercizio delle funzioni legislative ed esecutive”. “Trovo quindi indispensabile – ha concluso Tescaroli – che nel nuovo anno si proceda a una regolamentazione delle molteplici situazioni di conflitto di interessi che ruotano attorno alla figura dell’avvocato difensore”.
Foto © Paolo Bassani
Tratto da: Antimafiaduemila
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