Giuseppe Lombardo: “Le mafie portano i loro soldi dove possono vederli fruttare in modo soddisfacente”
Di Luca Grossi
L’Europa è letteralmente sommersa dalla cocaina e le tasche delle mafie (‘Ndrangheta in primis) continuano a gonfiarsi di ingenti capitali.
È illusorio pensare che esistano ancora delle ‘isole felici’ in cui non sia ancora arrivata la polvere bianca e con essa le influenze delle organizzazioni mafiose e dei narcotrafficanti sudamericani. È un fatto noto che la droga viaggi soprattutto per le rotte marine. Passando per l’Atlantico e per il Mare del Nord, le grandi navi mercantili (con i loro carichi nascosti di droga) attraccano nei porti di Anversa (Belgio), Valencia (Spagna) e Rotterdam (Olanda). In particolare nel Paese dei papaveri la ‘Ndrangheta ha trovato più di un semplice ‘porto sicuro’. Nel 2021 la Dia (nella relazione del primo semestre) aveva indicato che la ‘Ndrangheta è l’organizzazione “criminale più ramificata sul territorio e con la maggiore presenza di affiliati” e dedita “in prevalenza alle attività legate al narcotraffico e al riciclaggio”.
Significativo ‘aiuto’ alle mafie viene dalla mancanza di specifiche norme antimafia, da un regime fiscale molto favorevole, un’economia solida e la possibilità di muovere agevolmente flussi di denaro verso paradisi fiscali collegati ai Paesi Bassi. “Le mafie portano i loro soldi dove possono vederli fruttare in modo soddisfacente” aveva spiegato a Irpi il procuratore Giuseppe Lombardo della Dda di Reggio Calabria. “Gli investimenti che continuano a fare in Italia servono per lo più a mantenere la fedeltà della gente del loro ‘feudo’”.
“Significative le presenze”, continua il rapporto della Dia, anche della criminalità pugliese, di quella siciliana con ramificazioni del clan Laudani di Catania, della Camorra (clan dei Casalesi) con la presenza di alcuni esponenti della famiglia Contini che controlla buona parte delle piazze di spaccio a Napoli. Oltre alle mafie ‘nostrane’, si è registrata la presenza anche di organizzazioni criminali albanesi, pakistani e afgane, le quali hanno scelto l’Italia come Paese di riferimento per le attività legate al narcotraffico internazionale, come ad esempio lo stoccaggio della droga. Il ‘Bel Paese’ è appetibile, ma anche per i Paesi Bassi la situazione non è tranquillizzante. Una parte del narcotraffico è controllata da organizzazioni straniere che investono i proventi nel loro paese di origine, ma un’altra parte è in mano a organizzazioni indigene che reinvestono i capitali accumulati in loco. In entrambi i casi, le strutture di questi gruppi si stanno consolidando sul modello della mafia calabrese: i rapporti interpersonali sono gerarchizzati e hanno carattere permanente e segreto; le sanzioni per i comportamenti scorretti sono violente e spietate; le attività vengono gestite con grande spregiudicatezza; con la corruzione si cercano i referenti tra politici, funzionari, amministratori; si provvede a investire i profitti in aziende legali o in acquisto di beni immobili con l’ausilio di banche compiacenti; si utilizzano consulenti esperti in materia finanziaria, fiscale, giuridica. Inoltre la criminalità olandese usufruisce a piene mani delle particolari condizioni offerte da un welfare State ben sviluppato e relativamente ricco, con un sistema fiscale e un apparato assistenziale complessi. Fatto che costituisce terreno fertile per una penetrazione, attraverso la frode e la corruzione, nei sistemi di appalto, di forniture, in generale nell’erogazione di servizi pubblici; oppure per l’evasione delle imposte, dei diritti di dogana e di accisa. Tale situazione era già motivo di allarme nel 1991, quando la Commissione centrale di polizia per le Investigazioni aveva commissionato un inventario dei gruppi della criminalità organizzata in Olanda. Allora non si erano prese le adeguate misure e la situazione, oggi, è più che mai peggiorata.
La mafia Olandese
La Mocro-maffia è un nuovo tipo di criminalità di stampo mafioso emergente non solo in Olanda ma in tutte le parti d’Europa. Le sue radici affondano nella comunità maghrebina, da cui il nome, ma i suoi affiliati sono per lo più nati e cresciuti in Europa, dai Paesi Bassi al Belgio, passando per la Spagna.
E’ stata, purtroppo come in molti altri casi, considerata a lungo una sorta di gruppo criminale di serie B dedito perlopiù allo spaccio di droga ma che con il passare del tempo è riuscita a affermarsi come uno dei più potenti cartelli della droga Europei, forte soprattutto per i suoi legami con i porti a cui arrivano le navi cariche di cocaina, come quelli di Rotterdam e Anversa. Non a caso, il numero due dell’organizzazione, Said Razzouki, è stato arrestato in Colombia, dove era fuggito anche grazie al sostegno del Cartello di Sinaloa e del Clan del Golfo. Il capo mafia Ridouan Taghi, invece, è stato bloccato dalla polizia mentre si trovava a Dubai. I loro arresti non hanno certo fermato le attività criminali di questa mafia emergente la quale sta continuando a collaborare con altre consorterie criminali come la ‘Ndrangheta, la mafia albanese e quella nigeriana.
I numeri sulla polvere bianca
Grazie soprattutto al traffico di stupefacenti, le mafie italiane sono arrivate a fatturare decine di miliardi di euro all’anno e, come tutte le multinazionali di queste dimensioni, hanno sviluppato una raffinata capacità di sfruttare al meglio le divergenze legislative dei vari paesi in cui operano.
“In tutta Europa”, si legge nel rapporto annuale EMCDDA/2022 (l’Osservatorio europeo sulla droga con sede a Lisbona), la purezza della cocaina ha registrato “una tendenza al rialzo” del 40 percento, con un conseguente rialzo del consumo rispetto ai quattro anni precedenti. Inoltre “nel 2020 gli Stati membri dell’UE hanno segnalato 64 000 sequestri di cocaina, per un totale di 213 tonnellate (202 tonnellate nel 2019). Il Belgio (70 tonnellate), i Paesi Bassi (49 tonnellate) e la Spagna (37 tonnellate) hanno rappresentato quasi il 75 % del quantitativo totale sequestrato”. Cifre altissime sono state registrate anche all’estero: 700 kg di cocaina sequestrati, nel porto di Callao. Poco più di un mese prima erano state intercettate altre due tonnellate di cocaina. Entrambe le spedizioni avevano un’unica destinazione, i Paesi Bassi, sede di uno dei porti più grandi d’Europa, quello di Rotterdam. Le banchine affacciate sul Mare del Nord, hanno visto il sequestro del quantitativo maggiore di eroina in ambito UE, 1.326kg. Mentre, sempre nei Paesi Bassi, sono stati sequestrati gran parte dei 48.891kg di cocaina, preceduti dagli approdi belgi con 70.254kg (record in ambito UE) e seguiti da quelli spagnoli con 36.888kg.
Un Narco-Stato nel Nord dell’Europa
Secondo diversi esperti, queste organizzazioni criminali (‘Ndrangheta, Mocro-maffia, mafia albanese e nigeriana) stanno facendo dei Paesi Bassi (ma anche del Belgio) un vero e proprio narco-Stato. “Abbiamo decisamente le caratteristiche di un narco-Stato”, aveva detto già nel 2019 Jan Struijs, leader del più grande sindacato di polizia olandese, aggiungendo che “certo, non siamo il Messico. Non abbiamo 14.400 omicidi. Ma se guardiamo alle infrastrutture, ai grandi soldi guadagnati dalla criminalità organizzata, all’economia parallela, sì, abbiamo un narco-Stato”. Il dito di una parte dei media olandesi è stato a lungo puntato nei confronti dell’immigrazione, in particolare della comunità marocchina. Ma le varie operazioni di polizia che si sono succedute negli ultimi mesi hanno rilevato che in Olanda i traffici hanno molte e diverse bandiere, compresa quella nazionale.
Esempio emblematico è stata la mega raffineria scoperta nel 2010 nel Nord-Est del Paese, era gestita da olandesi e alcuni membri di un cartello colombiano. La polizia ha sottolineato di aver dovuto lavorare 3 giorni per “spegnere” gli impianti, a causa del rischio per la salute dovuto alle sostanze chimiche all’interno. Secondo l’ispettore dell’unità specializzata che ha compiuto il raid, “la capacità di produzione va dai 150 ai 200 kg di cocaina al giorno, per un valore compreso tra 4,5 e 6 milioni di euro”.
Per scaricare il rapporto: clicca qui!
Tratto da: Antimafiaduemila
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