Nuovi documenti Cia su caso Ilaria Alpi

Nuovi documenti Cia su caso Ilaria Alpi

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L’Intervento del presidente della FNSI

“La richiesta di verità per Ilaria e Miran non può essere cancellata dall’oblio”. E’ così che è intervenuto il presidente della FNSI, federazione italiana della stampa, Beppe Giulietti, a RaiNews24. La dichiarazione a seguito dell’articolo pubblicato su “L’Espresso” sulla morte della giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin. Assassinati a Mogadiscio il 20 marzo 1994. Con la pubblicazione di nuovi documenti della Cia che proverebbero il traffico di armi tra Somalia e Italia. Dopo 25 anni ancora nessun nome per mandanti ed esecutori dell’agguato. Secondo Giulietti quello della Somalia è “un contesto di un Paese dilaniato da guerre di ogni tipo e interessi internazionali. Sin dall’inizio alla mamma Luciana e al papà Giorgio e all’onorevole Rita Granier, che presiede il comitato non archiviamo Ilaria e Miran, ho sempre detto: attenzione in Somalia c’erano traffici illeciti.

Traffici in cui erano coinvolti italiani per il trasporto delle armi, traffici con navi che trasportavano rifiuti tossici, penso all’inchiesta realizzata da Maurizio Torrealta– ha aggiunto – Ci sono dunque dei riflettori accesi, ma tantissime ipotesi scartate.

Questa inchiesta è stata un crogiolo di bugie, menzogne e disinformazione

Come dice la sentenza della Corte d’Appello di Perugia ci furono molti depistaggi e bugie da parte dei servizi di sicurezza che ancora oggi sono attivi e hanno contribuito a cancellare le prove. Per questo l’inchiesta è importante perché dice che c’era un traffico di armi, ci sono anche documenti desecretati dalla Cia. Addirittura c’è anche il generale della Cia Bruno Loi che è stato in campo nel contingente italiano che dice che questa inchiesta è stata un crogiolo di bugie, menzogne e disinformazione”. Il presidente della FNSI ha poi annunciato che “manderemo un esposto immediato alla procura, non c’è ragione alcuna di archiviare. Questi documenti dicono che c’è qualcosa di non torbido, di documenti secretati che non sono stati resi pubblici. Abbiamo quelli della Cia, ma non abbiamo alcuno dei servizi segreti italiani”. Secondo il giornalista il caso Alpi-Hrovatin riguarda anche “il Copasir perché ancora una volta la procura di Roma ha chiesto i documenti delle prime 48 ore. Sono arrivate però risposte negative, dicendo che sono documenti coperti da segreto. Anche perché alcuni di questi signori, che non voglio nemmeno definire, sono ancora in funzione e libera circolazione”.

L’ intervento del deputato Verini


Sulla pubblicazione dell’articolo su “L’Espresso” è anche intervenuto il deputato PD Walter Verini, coordinatore del comitato della Commissione Antimafia per la tutela dei giornalisti minacciati. “L’inchiesta de L’Espresso firmata da Andrea Palladino sul contesto in cui maturò il duplice assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, basata su documenti inediti della CIA, fornisce preziosi riscontri investigativi. Contribuisce inoltre a delineare sempre più nitidamente lo scenario in cui è stato pianificato e realizzato l’omicidio di Ilaria e Miran. L’inchiesta della giornalista del TG3 aveva scavato sui traffici di armi che vedevano implicati anche trafficanti italiani legati alla criminalità organizzata. Armi destinate alla fazione islamista in Somalia e nel Corno d’Africa. Ilaria e Miran vennero ammazzati molto probabilmente proprio per questo, con la complicità e depistaggi ad opera anche di pezzi deviati degli apparati dello Stato italiano.

“Noi non archiviamo”

Come Comitato della Commissione Antimafia per la tutela dei giornalisti minacciati proporremo a Palladino di essere audito. Chiederemo inoltre alla Commissione di poter acquisire i materiali della CIA. In questi anni, assieme alla Federazione della Stampa, ad Articolo 21, Libera Informazione e Ossigeno e tanti altri non ci siamo mai stancati di dire ‘noi non archiviamo’, di fronte ai rischi – fin qui sventati – di archiviazione da parte della Procura di Roma sul duplice assassinio dei giornalisti italiani. – ha concluso. – Ora i materiali pubblicati da L’Espresso forniscono nuovi elementi per raggiungere tutta la verità su un caso che rappresenta ancora una ferita aperta per la libertà di informazione e la democrazia italiana”.

Tratto da: Antimafiaduemila

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