La curva dei malati di autismo sta cominciando a crescere vistosamente, e la nostra società che cosa fa? Invece di domandarsi perché il numero di persone autistiche sia in rapida crescita, si preoccupa semplicemente di adattarsi alla situazione.
Ovvero, si preoccupa di metabolizzare il problema, invece di affrontarlo alla radice.
Il primo modo per metabolizzare un problema è quello di inserirlo all’interno del linguaggio corrente, adottando una terminologia che sia più accettabile dalla popolazione. E così il vecchio termine autistico va in soffitta, e nasce il termine “neurodiversi”.
Grandi società come la Hewlett Packard, la Vodafone o Microsoft, stanno già iniziando ad implementare nuove strategie per assumere fra i loro dipendenti anche i “neurodiversi”.
Per ora i programmi di assunzione all’interno di queste grandi società sono molto limitati, e riguardano soltanto dei settori specifici di queste corporation. Ma ci sono altre società che invece si stanno già attrezzando per accogliere fra loro dipendenti una sostanziosa maggioranza di neurodiversi.
Ad esempio la Ultranauts di New York, una start-up di ingegneria, ha già il 75% dei suoi dipendenti che ricadono nel cosiddetto “spettro autistico”.
E naturalmente, cominciano già a fioccare le ricerche scientifiche che promuovono la loro diversità come un grande vantaggio per il proprio business, e quindi per la società stessa. [1, 2]
Chi non ha visto almeno una puntata della serie “The Good Doctor”, nella quale l’eroe è proprio un medico affetto da una leggera forma di autismo? E secondo voi quella serie è nata per caso?
La grande battaglia per il riconoscimento, l’accettazione e la celebrazione del nuovo popolo autistico che diventerà adulto nei prossimi 20-30 anni è già iniziata.
Fra un pò l’autismo sarà stato così fortemente celebrato dalla propaganda mainstream, che finiremo per rattristarci se per caso ci dovesse nascere un figlio sano.
Massimo Mazzucco