Sull’acceso tema della riforma della prescrizione voluta dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, inserita nella cosiddetta legge “spazzacorrotti” e approvata durante il precedente governo Lega-M5s, è intervenuto il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri. “La riforma deve andare avanti e deve decorrere dal primo gennaio 2020. La prescrizione dopo la condanna di primo grado è giusta per tutte le parti del processo, soprattutto per le persone offese che non possono subire una simile mortificazione e non avere alcuna risposta dalla giustizia, spesso dopo anni di attesa e spesso anche per condotte molto gravi che in certi casi hanno portato pure alla morte di un congiunto. Quindi, a scanso di equivoci per quello che sto per dire, ribadisco che è bene che questa riforma parta perché c’è tutto il tempo poi per fare modifiche fondamentali per velocizzare le fasi delle indagini preliminari e quella del dibattimento”. Parole le sue rilasciate nel corso di un’intervista a Il Fatto Quotidiano. “Ma nessuno si domanda – ha continuato il magistrato – perché fascicoli rimangono fermi negli armadi dei pm e dei giudici per 4, 5 anni e anche più. Questa è la mamma di tutte le domande. Gli effetti del blocco della prescrizione si avranno solo tra quattro anni. La verità è che si continuerà a fare i processi come adesso. Il magistrato sarà costretto a lavorare tantissimo, come sempre. La sua produzione è sottoposta a valutazione ogni quattro anni e per i ritardi nel deposito di sentenze finisce sotto procedimento disciplinare. Ma c’è un aspetto positivo nella protesta degli avvocati – afferma il procuratore di Catanzaro – costringerà il legislatore a intervenire sullo snellimento dei processi. Facciamola partire questa riforma della prescrizione, altrimenti le altre non si faranno mai perché è da decenni che parliamo di riforme della giustizia senza che vengano approvate quelle che servono“.
Gratteri si è soffermato anche sulle modifiche applicabili che a suo dire sono varie. “La prima, ad esempio, potrebbe essere quella di chiedere alla persona sottoposta ad indagini di eleggere domicilio e ricevere le comunicazioni a mezzo posta elettronica, o a mezzo pec. In una prima fase, in forma facoltativa, poi in un futuro si può pensare ad una modifica ancora più incisiva. Un’altra modifica – ha aggiunto – riguarda la rinnovazione del dibattimento. I processi, infatti, durano moltissimo perché quando un giudice viene trasferito, il processo con il nuovo componente ricomincia da capo perché le difese non acconsentono praticamente mai al rinnovo degli atti, chiedono di ripartire da zero. Questa regola deve essere capovolta, cioè – ha spiegato – si rinnova l’istruttoria solo in casi limite“. “Nella commissione presieduta da me nel 2014, avevo proposto anche la video registrazione dei testimoni, per esempio, in modo che, quando in un processo subentra un nuovo magistrato, avrà la possibilità anche di rivedere le registrazioni e richiamare i testi solo se necessario. Questa è un’ipocrisia del sistema, non una garanzia del sistema. Unica e sola vera garanzia, per tutti, è quella di avere una risposta dalla giustizia in tempi brevi. Oggi, invece – ha concluso il procuratore – in determinati casi i processi ricominciano da zero anche due o tre volte e la percentuale di processi che si chiudono con la prescrizione è altissima“.
Fonte: Antimafiaduemila