Smantellato gruppo neofascista, ”Miss Hitler” era in contatto con ex pentito di ‘Ndrangheta

Smantellato gruppo neofascista, ”Miss Hitler” era in contatto con ex pentito di ‘Ndrangheta

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Gli uomini del ROS hanno eseguito 12 ordinanze nei confronti di altrettante persone, tra i 26 e i 62 anni, che da oggi avranno l’obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria.
Tra gli indagati anche Francesca Rizzi conosciuta anche come “Miss Hitler”. Il suo nome era già finito in un fascicolo simile nel 2017, insieme a quello di altre 18 persone pronte a fondare il “Partito Nazionalsocialista Italiano dei Lavoratori”, sotto la guida di un ex pentito della ‘Ndrangheta.
Durante le perquisizioni avvenute ieri i militari hanno rinvenuto materiale d’ispirazione nazista tra cui svastiche, croci celtiche, medagliette, cimeli del Duce, testi antisemiti, bandiere e manifesti razzisti. Gli indagati, oltre a Francesca Rizzi, sei vivono nel Lazio (4 a Roma), tre in Sardegna, uno in Calabria, uno in Abruzzo e uno in Lombardia.
I militanti del gruppo estremista ostentavano il loro odio e la loro intolleranza diffondendo minacce e insulti attraverso i social network, dove cercavano sempre nuovi adepti da inserire nel cosiddetto “Ordine Ario Romano”. Avevano inoltre progettato un un’azione contro una struttura della Nato servendosi di esplosivi artigianali.
L’organizzazione utilizzava Facebook, WhatsApp e VK (il noto social russo) per tenersi in contatto con gruppi dai titoli particolarmente espliciti come “‘Judenfreie Liga (Oar)”, cioé “Lega libera dagli ebrei”.
“I militanti sono accumunati da un’univoca concezione politica e culturale infarcita di sentimenti suprematisti e di disprezzo”, scrive il gip nell’ordinanza nella quale sostiene l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla propaganda e all’istigazione per motivi di discriminazione etnica e religiosa. Inoltre, ha aggiunto il giudice, sostengono tesi negazioniste e istigano a commettere azioni violente contro ebrei ed extracomunitari. Secondo gli inquirenti l’organizzazione ha avuto anche rapporti “via social” con Marco Gervasoni, il professore dell’università del Molise attenzionato già diverse volte dalle forze dell’Ordine per minacce e offese al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Su Twitter il diretto interessato respinge le accuse e rilancia: “La prossima volta troveranno ‘contatti social’ tra me e presunti brigatisti e dovrò smentire di essere comunista?”.

Tratto da: Antimafiaduemila

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Cronaca Giustizia