Caso Moro, Gero Grassi: ”La verità parte da accordi di Yalta, fu un complotto internazionale”

Caso Moro, Gero Grassi: ”La verità parte da accordi di Yalta, fu un complotto internazionale”

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L’ex parlamentare a Termoli: “Ci sono responsabilità politiche precise

La verità sul caso Moro arriva da lontano, parte dagli accordi di Yalta, in Crimea, del febbraio del 1945, quando Unione Sovietica, Stati Uniti e Inghilterra si divisero il mondo e quindi il “bottino” della seconda guerra mondiale“. A dirlo, ieri, a Termoli è Gero Grassi, già parlamentare e componente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul rapimento e uccisione dell’onorevole Aldo Moro, arrivato in città per parlare con gli studenti dell’Istituto Alberghiero di Termoli. “In quell’accordo storico c’è l’appartenenza dell’Italia agli americani come quella della Polonia e dell’Ucraina alla Russia – prosegue Grassi –. Moro tenta di liberare l’Ovest dell’Europa dagli americani e l’Est dalla dittatura sovietica e per questo viene ucciso“. Secondo la tesi di Gero Grassi che sull’omicidio dello statista italiano ha pubblicato diversi libri, l’ultimo dei quali “Aldo Moro: la verità negata”, l’attuale guerra in Ucraina così come l’uccisione del politico hanno una stessa origine: gli accordi internazionali di Yalta. “Yalta è il bipolarismo del mondo ed è la ragione per cui Moro fu ucciso ed è la ragione della guerra in Ucraina – ha aggiunto Grassi -. Ci sono delle responsabilità politiche precise: Giulio Andreotti, Presidente del Consiglio dell’epoca, Francesco Cossiga, Ministro degli Interni, Ugo Pecchioli responsabile del Partito comunista, alcuni magistrati e alcuni giornalisti. Questi hanno preso per vera la verità brigatista scritta nel memoriale Morucci-Faranda. Quella verità la commissione l’ha smontata tutta: sia per il covo, sia per i soggetti attuatori, sia per come Moro è stato ucciso. Quella verità dice che la storia di Moro è tutta interna alle Brigate rosse. La storia, invece, è un complotto internazionale nel quale, con la Russia, gli Stati Uniti, Israele, Inghilterra, ci stava anche la criminalità comune: mafia, camorra, Banda della Magliana e ‘Ndrangheta“. Per quanto riguarda i documenti scritti dallo stesso Moro durante la prigionia nel Memoriale, Grassi sottolinea: “I documenti che stavano nella cassaforte del Generale dalla Chiesa erano quelli sottratti a Milano in via Monte Nevoso. La domanda curiosa è perché li aveva dalla Chiesa“. La Commissione d’inchiesta terminò l’indagine con la presentazione entro il 2018 dei risultati alla Procura competente. “Alla magistratura con la relazione del Parlamento – ha proseguito Grassi – abbiamo dato tutta quella documentazione che potrebbe servire a continuare ad approfondire l’indagine sull’omicidio Moro. Devo dire che dopo 4 anni di risvolti non ce ne sono ancora“.

Tratto da: Antimafiaduemila

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