Il presidente russo: “Russia non usa il gas come arma geopolitica”
L’emergenza energetica, la crisi mondiale, la situazione in Afghanistan, la questione Cina-Taiwan, la corsa agli armamenti.
E’ a tutto campo che Vladimir Putin si è espresso nel corso dell’evento Russian Energy Week. In particolare il Presidente russo ha definito “chiacchiere politicamente motivate” le accuse che la Russia stia usando la politica energetica e le forniture di gas come un’arma nei confronti dell’Europa: “La Russia non sta usando nessuna arma geopolitica. Anche durante le fasi più difficili della Guerra Fredda, la Russia ha regolarmente rispettato i suoi obblighi contrattuali ed i rifornimenti all’Europa”. Quindi ha affermato che Mosca è “pronta a discutere ulteriori passi” con i governi europei per affrontare il peggioramento della crisi energetica. Il presidente russo ha infatti detto che la Russia è pronta ad “espandere i rifornimenti all’Europa”. “La Russia rispetta in modo impeccabile i suoi obblighi contrattuali con i partner, compresi i partner europei – ha ripetuto – inoltre noi cerchiamo sempre di andare incontro ad i nostri partner”.
Per quanto concerne proprio la questione energetica, secondo Putin sarebbe pericoloso aumentare il transito del gas russo attraverso l’Ucraina in quanto il sistema di trasporto del gas potrebbe “esplodere completamente” a causa dell’usura e l’Europa rimarrà completamente senza questo canale di approvvigionamento.
Il leader del Cremlino ha ricordato che nel 2021, le forniture di gas russo attraverso l’Ucraina supereranno del 10 per cento i livelli previsti dal contratto a lungo termine: “Che ci dicano grazie invece di lamentarsi”, ha aggiunto. “Il deterioramento del sistema di trasporto del gas ucraino e’ dell’80-85%. Prima di immettere più gas, è necessario portare questo sistema a una condizione standard”, ha affermato.
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Al contempo Putin ha parlato delle relazioni tra Russia e Stati Uniti esprimendo la speranza che gli interessi reciproci alla fine possano aiutare a normalizzare i legami. Putin ha detto di aver personalmente sviluppato “relazioni stabili” con il presidente Joe Biden. “Gli interessi reciproci porteranno senza dubbio alla normalizzazione dei nostri legami e l’establishment politico americano smetterà di speculare sulle relazioni Russia-Usa a scapito dei propri interessi”, ha affermato.
Successivamente ha evidenziato come la corsa agli armamenti fra Russia e Stati Uniti sta accelerando, da quando Washington si è ritirata dal Trattato sui missili balistici.
Il presidente russo ha poi rilevato come Mosca sia pronta a negoziare la riduzione degli armamenti offensivi con gli Stati Uniti, tenendo in considerazione anche la disponibilità delle armi tecnologicamente avanzate. Putin ha inoltre ricordato come l’addestramento militare in Russia si tenga sul territorio nazionale, a differenza di quanto fanno gli Stati Uniti. La Federazione Russa non è comunque disponibile a fornire informazioni circa il dispiegamento di militari sul proprio territorio, ha aggiunto il presidente.
Al contempo è stato dichiarato che la Russia è pronta “a comunicare in maniera diretta anche con la Nato”.
Affermazioni che hanno un peso in un momento delicato a livello internazionale, ancor di più da quando gli Stati Uniti hanno abbandonato l’Afghanistan.
“La situazione in Afghanistan non è facile” aveva detto, durante una videoconferenza con i capi dei servizi di sicurezza degli stati ex-sovietici. “Militanti dall’Iraq e dalla Siria con esperienza nelle operazioni militari vengono attivamente attirati. E’ possibile che i terroristi cerchino di destabilizzare la situazione negli stati vicini”. Il Cremlino sarebbe particolarmente preoccupato per l’instabilità che si diffonde nell’Asia centrale, dove ospita basi militari. La Russia ha tenuto esercitazioni militari con l’ex Tagikistan sovietico – dove gestisce una base militare – e in Uzbekistan. Entrambi i paesi condividono un confine con l’Afghanistan.
Sempre sul fronte geopolitico vanno registrate anche le dichiarazioni alla Cnbc a commento delle recenti aggermaizoni del presidente cinese Xi Jinping che suggeriscono la possibilità di una riunificazione pacifica tra Cina e Taiwan.
La Cina, secondo Putin, “non ha bisogno di usare la forza. E’ un’enorme economia potente e, in termini di parità di acquisto, è la numero uno al mondo davanti agli Usa. Aumentando questo potenziale economico è in grado di realizzare i suoi obiettivi nazionali. Non vedo alcuna minaccia”.
La posizione consolidata della Russia su Taiwan, considerata parte della Cina, è stata ribadita martedì dal ministro degli Esteri Serghei Lavrov. “Per noi, come per la stragrande maggioranza degli altri Paesi, l’isola appartiene alla Cina. E questa è la premessa da cui procediamo e continueremo a procedere nella nostra politica al riguardo”, aveva sottolineato Lavrov. Xi, la scorsa settimana, ha promesso di realizzare il suo obiettivo di riportare l’isola ribelle sotto il controllo di Pechino con mezzi pacifici, dopo una settimana di tensioni latenti nella regione, assicurando che la riunificazione sarebbe stata realizzata. Pechino vede Taiwan come una provincia separatista, mentre Taipei si sente già indipedente con il nome di Repubblica di Cina dopo essersi separata dalla terraferma nel 1949 a seguito della lunga guerra civile.
Tratto da: Antimafiaduemila
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