Si apprende oggi che un cartello di organizzazioni mafiose attraverso un imprenditore calabrese, Roberto Recordare, avrebbe riciclato somme oscillanti tra i 100 e i 500 miliardi di euro.
«Si ritiene che si trattasse… di capitali riciclati nel tempo, presumibilmente provento di traffico di armi e stupefacenti, senza escludere i proventi di estorsioni, usura e altre condotte delittuose» da far circolare «senza che transitassero in Europa e, soprattutto, in Italia» è riferito testualmente. Si parla di patrimoni immensi e di contatti con governi stranieri e banche centrali.
Al di là della fondatezza di una indagine ancora da sviluppare, vengono in mente alcune riflessioni. E cioè – mentre la nostra legislazione introduce garanzie e pretende collegamenti tra proventi da sequestrare e delitti; mentre si discute della costituzionalità della presunzione di provenienza illecita dei patrimoni non giustificabili; mentre lo Stato si indebita con l’Europa per racimolare “appena” 38 miliardi di euro per fronteggiare l’emergenza covid; mentre i lavoratori del privato si trovano senza lavoro e si diffondono nuove povertà; – all’orizzonte si profilano le reali dimensioni una macchina che dispone di 500 miliardi mossi da un unico intermediario! Una macchina che può presto trasformarsi in enorme potere illegale. Perché se le democrazie soffrono per le nuove povertà e le oligarchie criminali si apprestano a controllare i mercati mondiali, attraverso i mercati si possono controllare le stesse democrazie.
I sequestri e le confische – sono strumenti di tenuta della democrazia, se rinunciamo a rafforzarli dobbiamo sapere a cosa andiamo incontro.
Tratto da: Antimafiaduemila
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