Di Samuele Sparacio
Il 26 giugno 2017 l’equipaggio della Vos Hestia, una nave che era stata noleggiata dall’Organizzazione Save The Children ha assistito ad un evento a dir poco scioccante.
Si parla di un trasbordo di migranti avvenuto in acque internazionali, nella zona franca tra lo specchio libico e le acque internazionali, una zona agevole per i trafficanti di uomini.
“My friends”, così i trafficanti di esseri umani sarebbero soliti chiamare gli attivisti. “Friends”, appunto, amici. “… Sembra che ci stanno dando una mano con ’sti barchini, che collaborano con noi”, hanno detto due marittimi stipendiati non facenti parte delle ONG. “Pensa se c’era un poliziotto o un carabiniere…”. Questa la frase incriminata che ha fatto drizzare le antenne degli investigatori.
Fortunatamente Luca Bracco, nome di copertura di un poliziotto infiltrato, investigatore della SCO, era presente durante il traffico di esseri umani e riuscì a scattare foto e video, che poi divennero materiale per l’inchiesta per la Procura di Trapani conclusasi a inizio marzo. In questa indagine sono state indagate 21 persone appartenenti a tre ONG: Save The Children, Médicins sans frontières (MSF, Medici senza frontiere), Jugend Rettet (tedesca). Le accuse vanno dalla falsificazione dei rapporti sulle operazioni di ricerca e soccorso al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Ma nonostante le inchieste uno dei problemi maggiori in questi casi riguarda l’omertà, il silenzio sugli scafisti.
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Save The Children ha elaborato un decalogo in cui si trova scritto cosa fare e cosa non fare, quasi come un incoraggiamento a non segnalare gli scafisti alla polizia – scrive Il Fatto Quotidiano – e con la presenza di giornalisti embedded (giornalisti di guerra, che seguono vicende militari e che sono aggregati alle truppe), si cerca di non far circolare i video. La polizia non ha invece trovato alcun elemento su un tornaconto economico o passaggi di denaro.
Nel 2016 le ONG erano passati dal soccorrere il 5% dei migranti al 40%, un aumento veramente notevole, che secondo gli investigatori è giustificato dall’esistenza di canali informativi paralleli, che permettono alle navi delle ONG di sapere in anticipo il luogo dove i naufraghi verranno abbandonati.
Il 26 giugno 2017 la Von Hestia (Save The Children) ha effettuato un soccorso in cui comparirono alcuni trafficanti libici molto noti: il clan Dabbashi, famiglia molto influente in Sabrata che gestisce una milizia a varie “safe house” in cui vengono ospitati i migranti prima della partenza.
Gli ufficiali di coperta Lorenzo Mazzarello e Marco Caronchia in riferimento alle operazione della Vos Prudence hanno affermato: “E’ una mafia, ma fatta anche male. Nel senso che io sto pigliando soldi sulle vite umane, su bambini…”.
È un rapporto particolare quello tra i contrabbandieri e le ONG, in cui spesso troviamo la guardia costiera libica, finanziata dal’Italia, ricoprire un ruolo ambiguo. Si parla di fatti che fanno rabbrividire. Ma ciò che lascia veramente interdetti è pensare che probabilmente questa vicenda rappresenta solo una piccola parte di quello che accade in mare e del rapporto tra i trafficanti di esseri umani migranti e alcune ONG.
Fonte:ilfattoquotidiano.it, Antimafiaduemila
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