Di Giorgio Bongiovanni
A furia di stuzzicare la Russia il Presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden rischierà davvero di trascinare il mondo dall’attuale guerra fredda (ormai sempre più evidente viste le continue provocazioni tra i due Paesi) ad un Conflitto Mondiale. In passato aveva definito il Presidente Russo, Vladimir Putin, come un killer. Ieri è tornato ad aggredirlo verbalmente affermando che lo stesso sia un “pericolo”, dando l’immagine di una Russia in crisi sul piano economico in quanto si basa “solo su armi nucleari, pozzi petroliferi e nient’altro“. Come si fa a dire una cialtroneria simile? E soprattutto cosa dovrebbe dire del suo stesso Paese, che sta vivendo una crisi economica storica con un declino che sta portando ad un gravissimo collasso sociale dove i ricchi sono sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri.
La risposta russa, ovviamente, non si è fatta attendere, con tanto di invito al leader Usa di “informarsi meglio”.
Una risposta che, vedendola cinematograficamente, sembra proprio quella che il pistolero “Joe”, interpretato da Clint Eastwood, dà a “Ramon”, interpretato da Gian Maria Volonté, nel film “Per un pugno di dollari“. “Al cuore, Ramón, al cuore“, ripeteva mentre si avvicinava.
Il pazzo “Ramón” (oggi Joe Biden), così, sparò l’intero caricatore del suo Winchester finché “Joe” (Vladimir Putin), rialzatosi dopo ogni colpo, mostrò la lastra metallica che aveva indosso per poi uccidere “Ramón” e l’intera banda.
Una volta eletto Biden aveva definito gli ultimi anni vissuti dal Paese sotto la guida del suo predecessore, il pagliaccio Donald Trump, come “un’epoca buia di demonizzazione”.
Osservando il suo operato c’è da dire che quell’epoca è tutt’altro che conclusa.
Forse la faccia non è quella dell’imprenditore spaccone, ma l’arroganza è la medesima. Anzi, diventa ancor più stucchevole e grave.
Perché la Russia è molto più che sole armi nucleari o petrolio. La Russia, lo ha dimostrato nel tempo, è il Paese di un popolo capace più di ogni altro di compattarsi.
Un popolo colto, acculturato che ha dato i natali a svariate personalità del mondo dell’architettura, della letteratura, della musica, delle arti visive, del teatro, della danza, della filosofia. Un popolo che ha un livello di istruzione alto.
Basti pensare che nella Federazione Russa, il 94% degli adulti di età compresa tra i 25 e i 64 anni ha completato il ciclo di istruzione secondaria superiore, una percentuale notevolmente superiore alla media OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) del 79%.
Dunque Biden vada a Mosca per vedere con i suoi occhi cosa è veramente oggi la Russia. Si faccia un giro al Teatro Bol’šoj o al Conservatorio statale di Mosca o di San Pietroburgo. Poi torni negli Stati Uniti e faccia il paragone. E’ vero che in America ci sono tra le più importanti università del Mondo, tra cui Harvard, Yale, Stanford, il MIT di Boston. E anche gli Stati Uniti hanno i loro geni nell’arte, nella cultura o nello sport, ma la scuola non è per tutti.
Già solo per questo gli americani dovrebbero svegliarsi, prendere metaforicamente a calci il proprio presidente, cacciandolo via dalla Casa Bianca.
In passato scrivemmo a Biden “alcuni consigli non richiesti” invitandolo a seguire l’esempio di un grande democratico come il 35° Presidente, John Fitzgerald Kennedy, che fu capace di sorprendere tutti andando contro, assieme al fratello Robert Francis, anche a quegli accordi presi dal padre con pezzi importanti del potere e della mafia americana.
Ma da quel che abbiamo visto in questi mesi, dall’appoggio senza se e senza ma ad Israele, fino alle continue istigazioni alla guerra contro Russia e Cina, possiamo sicuramente dire che Biden è l’ennesimo presidente da quattro soldi al potere.
Tanto quanto Trump anche lui rappresenta l’arroganza e la stupidità di quell’America che si crede padrona del Mondo.
Giulietto Chiesa ricordava sempre che “La Russia non ha bisogno di guerra”. Né tantomeno la Cina. Gli Stati Uniti, e quel fantoccio di Biden, sì. E allora: “Al cuore, Ramón, al cuore!“.
Tratto da: Antimafiaduemila