Di Angelo Brunetti
Morra è stato preso di mira da un fuoco incrociato di politici, ministri vari. In un convegno ha detto una cosa solare, nota a tutti, almeno fino a poco prima del suo intervento, sulla perniciosità della presenza della criminalità organizzata nelle istituzioni: “Il caso Tunisia mostra come la criminalità organizzata non vada ricercata solo nelle periferie e nei posti degradati ma anche nelle Prefetture e al Ministero dell’Ambiente dove ci sono colletti bianchi che non fanno l’interesse delle comunità. Siamo abituati a pensare alle mafie come una parte avversa al sistema ed invece sono parte integrante perché consentono di nascondere la polvere sotto il tappeto e di far arricchire ancora di più quelli che accumulano profitti illeciti”, ha dichiarato Morra ieri, al Polieco, a Napoli. Inoltre, ha aggiunto: “È chiaro che i reati ambientali in questa logica, sono i primi ad essere omissati e addirittura bollati di improcedibilità nel silenzio generale perché i danni che ne derivano non sono immediatamente visibili. Le conseguenze sono più lente ma decisamente più massive”.
Insomma, valutazioni normali, seppur dolorose, ma che delineano da sempre la realtà dell’infiltrazioni mafiose nelle pubbliche amministrazioni. Che le faccia il Presidente della Commissione antimafia è doveroso.
Relazione Dia: ”Così la mafia cambia faccia e si infiltra nell’economia”
Eppure, 38 anni fa, il giornalista Giuseppe Fava che pagò con la vita il suo impegno contro la mafia che lo assassinò il 5 gennaio 1984, sostenne in un intervista rilasciata ad Enzo Biagi: “Si sta facendo un’enorme confusione sul problema della mafia. Ti faccio un esempio: i fratelli Greco, accusati dell’omicidio del giudice Chinnici sono degli scassapagghiari, delinquenti da tre soldi. I mafiosi sono in ben altri luoghi e in ben altre assemblee. I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. Se non si chiarisce questo equivoco di fondo…, cioè non si può definire mafioso il piccolo delinquente che arriva e ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale. Questa è roba da piccola criminalità che credo faccia parte ormai, abiti in tutte le città italiane, in tutte le città europee. Il problema della mafia è molto più tragico e più importante, è un problema di vertice della gestione della nazione ed è un problema che rischia di portare alla rovina, al decadimento culturale definitivo l’Italia”.
Non sono le parole di Morra, comunque, a suscitare scandalo, ma il fatto che a 38 anni dalle parole di Fava la criminalità organizzata è ancora un cancro con le sue metastasi nelle istituzioni.
Tratto da: L’Antidiplomatico
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