Per la sua pizzeria a Francoforte sul Meno, in Germania, ha scelto il nome “Falcone e Borsellino”. Sui muri del locale ha appeso la celebre foto di Tony Gentile che ritrae insieme i giudici e accanto ha messo l’immagine di don Vito Corleone del celebre film Il Padrino. Una violazione della memoria dei due magistrati antimafia denunciata dalla sorella del giudice Giovanni Falcone, la professoressa Maria Falcone. Ma il ricorso è stato respinto perché “il giudice ha operato principalmente in Italia e in Germania è noto solo a una cerchia ristretta di addetti ai lavori e non alla gente comune che frequenta la pizzeria”.
Sulle pareti, oltre alle foto dei magistrati e a quelle del Padrino, una serie di buchi a simboleggiare fori di proiettile. Bene e male insieme tra piatti di pasta, pizze e birra. Nel ricorso la professoressa Maria Falcone ha richiesto al Tribunale tedesco di inibire al proprietario del locale, Constantin Ulbrich, di utilizzare il nome Falcone nell’intestazione della pizzeria. Ieri il deposito del verdetto: ricorso respinto perché, scrive il tribunale, sono passati quasi 30 anni dalla morte di Falcone e il tema della lotta alla mafia non è più così sentito tra i cittadini. Inoltre – prosegue la sentenza – il giudice ha operato principalmente in Italia e in Germania è noto solo a una cerchia ristretta di addetti ai lavori e non alla gente comune che frequenta la pizzeria.
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Il nome di Falcone e Borsellino finisce in pizzeria a Francoforte: bagarre sul proprietario. Il tribunale: “E’ legittimo”
Per la sua pizzeria a Francoforte sul Meno, in Germania, ha scelto il nome “Falcone e Borsellino”. E ai due magistrati uccisi dalla mafia nel 1992 ha anche intitolato alcuni piatti del menu. Sui muri del locale ha appeso la celebre foto di Tony Gentile che ritrae insieme i giudici e accanto ha messo l’immagine di don Vito Corleone interpretato da Marlon Brando nel celebre film Il Padrino. Tutti intorno buchi a simboleggiare fori di proiettile. Bene e male insieme tra piatti di pasta, pizze e birra.
Una violazione della memoria dei due magistrati antimafia denunciata dalla sorella del giudice Giovanni Falcone, la professoressa Maria Falcone, che ha richiesto al Tribunale tedesco di inibire al proprietario del locale, Constantin Ulbrich, di utilizzare il nome Falcone nell’intestazione della pizzeria. Ieri il deposito del verdetto: ricorso respinto perchè, scrive il tribunale, sono passati quasi 30 anni dalla morte di Falcone e il tema della lotta alla mafia non è più così sentito tra i cittadini.
A nulla sono valsi i documenti prodotti dalla Fondazione Falcone e dalla sorella del magistrato assassinato a riprova della fama internazionale e in particolare della notorietà in Germania del magistrato palermitano. “È una sentenza che ci addolora molto. Proprio nel momento in cui il valore del lavoro e dell’eredità umana e professionale di Giovanni Falcone viene riconosciuto a livello mondiale, un magistrato di un Paese che soffre sulla sua carne il pesante ingombro della presenza delle mafie scrive un verdetto simile” dice Maria Falcone. “Meno di due mesi fa – spiega la professoressa – e cito solo l’ultimo di una lunga serie di episodi in tal senso, al termine della Conferenza delle Parti sulla Convenzione Onu contro la criminalità transnazionale riunita a Vienna, è stata approvata all’unanimità da 190 Paesi una risoluzione che riconosce il contributo dato da Falcone alla lotta al crimine organizzato internazionale. Numerosi, inoltre, sono stati i riconoscimenti che alla figura di mio fratello sono stati tributati da istituzioni ed enti di un Paese come la Germania che, nel tempo, ha mostrato grande sensibilità ai temi della mafia e della legalità”. “Faremo ricorso in appello – conclude Maria Falcone – contro un provvedimento che riteniamo ingiusto anche alla luce del valore che assume in una città con una fortissima presenza di italiani che ben conoscono il significato della lotta alla mafia e il sacrificio di chi per la giustizia ha perso la vita”. “Giovanni Falcone non è soltanto il magistrato che ha sacrificato la propria vita per liberare il nostro Paese dalla mafia – dice Roberto Tartaglia, ex pm antimafia oggi vice capo del Dap – E’ anche il magistrato che ha tra i primi indirizzato le sue indagini verso gli investimenti di Cosa nostra all’estero: non è un caso che l’importantissimo strumento della Convenzione Onu di Palermo contro la criminalità organizzata transnazionale, di cui peraltro proprio quest’anno si celebra il ventesimo anniversario, sia nato da uno dei soliti slanci in avanti del suo pensiero”.
Tratto da: Repubblica
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