Di Sabrina Del Fico
Legambiente pubblica il nuovo report sulla contaminazione da pesticidi e fungicidi della frutta e della verdura che ogni giorno mettiamo a tavola
Sempre più persone scelgono di passare ad un’alimentazione vegetale o cercano di introdurre nella loro dieta frutta, verdure ed ortaggi, spinti dal desiderio di prendersi cura del proprio corpo ma anche del Pianeta. Purtroppo però, quando addentiamo una mela o un’arancia, oltre a fare incetta di vitamine e sali minerali, assumiamo moltissime sostanze tossiche per il nostro organismo – come pesticidi o fungicidi chimici. È quanto emerge dall’annuale report “Stop Pesticidi”, stilato da Legambiente in collaborazione con Alce Nero. Anche quest’anno, la frutta si conferma la categoria maggiormente contaminata da sostanze chimiche: oltre il 50% dei campioni analizzati (in primis uva, pere, fragole e pesche) contiene almeno un pesticida; fra gli alimenti trasformati, vino e miele risultano quelli con maggior percentuali di residui chimici.
Alla luce dei dati emersi dal dossier – ha spiegato Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente – dobbiamo adoperarci per raggiungere obiettivi sempre più sfidanti, come indicato con chiarezza dalle strategie Farm to fork e Biodiversità che entro il 2030 prevedono: riduzione del 50% dei pesticidi, riduzione del 20% dei fertilizzanti, riduzione del 50% degli antibiotici, raggiungimento del 10% delle aree agricole destinate ai corridoi ecologici e del 25% di superficie coltivata a biologico in Europa. Per raggiungere tali obiettivi, è importante puntare con impegno e determinazione sulle buone pratiche agronomiche che garantiscono la conservazione della biodiversità e adottare le tecniche innovative e digitali per prevenire ed evitare l’utilizzo di molecole di sintesi. Serve altresì lanciare un messaggio chiaro, mettendo al bando definitivamente sia il glifosato che ogni altra tipologia di neonicotinoidi per salvaguardare la salute dei consumatori, gli ecosistemi, le api e gli insetti impollinatori.
Secondo i dati raccolti da Legambiente, il 63% dei campioni analizzati non presenta residui di sostanze chimiche, il 35% dei campioni è stato classificato come “regolare” poiché presenta residui di pesticidi nei limiti consentiti dalla legge e solo l’1,39% dei campioni è stato classificato come “irregolare”, poiché contiene residui di pesticidi oltre i limiti consentiti dalla legge; in totale sono 97 le sostanze chimiche individuate e analizzate.
La maggior percentuale di campioni regolari è stata rinvenuta nella frutta: il 53,59% dei campioni presenta infatti tracce di almeno una sostanza chimica. Fra le verdure, sono poche quelle che presentano alte percentuali di fitofarmaci – in particolare, pomodori (60% dei campioni) e peperoni (48% dei campioni); malgrado questa categoria mostri una buona percentuale di prodotti non contaminati da pesticidi, è purtroppo anche quella che presenta le maggiori irregolarità (1,70% dei campioni totali).
Ricapitolando, è importante prestare attenzione ai seguenti frutti, poiché rappresentano la maggioranza dei campioni segnalati per la presenza di pesticidi e fungicidi di origine chimica:
- frutta esotica (96,87% dei campioni regolari, quindi con pesticidi nei limiti della legge);
- agrumi (96,53% dei campioni regolari);
- piccoli frutti ( 95,56% dei campion regolari);
- uva da tavola (85,71% dei campioni regolari);
- pere (82,14% dei campioni regolari);
- fragole (71,79% dei campioni regolari);
- pesche (67,39% dei campioni regolari);
In questo quadro non certo felice emerge tuttavia una notizia positiva che riguarda l’agricoltura biologica, in costante crescita. Il bio italiano sta crescendo molto e acquisendo sempre maggiore prestigio sia sul piano nazionale che su quello internazionale: nell’ultimo anno, sono 23 milioni gli italiani che hanno acquistato almeno una volta prodotti biologici – non solo fra i più attenti alla salute e all’ambiente, ma anche fra le famiglie con figli piccoli e fra i più giovani (i cosiddetti Millennials).
QUI è possibile leggere il report completo.
Tratto da: Legambiente, GreenMe
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