La crisi economica provocata dal corona virus ha colpito in modo decisamente differente le piccole e medie aziende rispetto alle grandi imprese multinazionali. In un rapporto stilato dall’Ong Oxfam viene evidenziato che le grandi imprese multinazionali dalla pandemia hanno guadagnato molto a dispetto delle piccole aziende che invece si trovano con l’acqua alla gola.
Mentre il mondo sprofonda nella peggiore crisi economica dal dopo guerra causata dalla pandemia 17 imprese multinazionali con sede negli Stati Uniti nei primi mesi del 2020 hanno avuto extra profitti per almeno 85 miliardi di dollari rispetto alle medie degli anni 2016-2019, secondo i dati forniti nello studio di Oxfam. I maggiori guadagni ovviamente saranno distribuiti agli azionisti e non serviranno invece ad esempio per aumentare gli stipendi dei loro lavoratori.
Il 99% degli utili delle più grandi aziende statunitensi – tra cui Microsoft, Johnson & Johnson, Pfizer, Facebook, Apple, Google e Visa – sarà destinato a remunerare gli azionisti. Oltre la metà dei profitti andranno a beneficio dell’1% più ricco.
Oxfam ipotizza la creazione di una tassa temporanea denominata “Pandemic Tax” che dovrebbe permettere allo stato di incamerare risorse economiche da utilizzare per la lotta al corona virus. Ipotesi che al momento risulta irrealizzabile ed oltretutto irrilevante.
Irrealizzabile perché il potere che queste aziende hanno sui governi non permetterà in alcun modo nemmeno di parlarne. I governi attualmente sono espressione dei poteri economici delle grandi imprese multinazionali e transnazionali quindi la soluzione di una tassa temporanea è pura fantasia, basta ricordare da quanti anni si parla di digital tax.
Irrilevante perché essendo una tassa temporanea non fornirebbe gettito fiscale sufficiente a risolvere tutti i problemi che negli anni gli stati che hanno sposato l’austerità necessitano per riallineare il sistema pubblico alle esigenze della popolazione.
Il fatto che le aziende multinazionali abbiano avuto un extra profitto in occasione della pandemia rafforza la mia idea che infondo la pandemia se non ci fosse stata andava inventata per risolvere una crisi che bussava alle porte da oramai vari anni. La pandemia viene e verrà usata per ristringere ulteriormente gli spazi democratici ma servirà soprattutto per stringere la corda al collo a milioni di lavoratori in nome della produttività che in sintesi significa più ore lavorate e meno stipendio.
Nelle prime settimane dallo scoppio della pandemia in molti mezzi di informazione si poteva leggere che “L’attuale pandemia di coronavirus rappresenta un’opportunità unica per ripensare il modo in cui abitiamo la Casa Comune, il modo in cui produciamo, consumiamo e ci relazioniamo con la natura. È giunto il momento di mettere in discussione le virtù dell’ordine del capitale: accumulazione illimitata, competizione, individualismo, indifferenza per la miseria di milioni di persone, riduzione dello Stato ed esaltazione del motto di Wall Street: greed is good (l’avidità è buona). Tutto questo è ora messo sotto scacco. Ha i giorni contati”.
Sembra proprio che i giorni non siano contati dato le performances che le 17 aziende in oggetto hanno avuto nei mesi della pandemia. Sembra proprio che la rivoluzione che doveva avvenire sia svanita come è svanito il movimento ecologista di Greta Tumberg, svanita al punto che anche color che ogni giorno scrivevano di cambiamenti imminenti sono spariti assieme alle ragioni della rivoluzione. Appare evidente che le ragioni erano più teoriche che pratiche, forse dettate non dalla voglia di fare una vera rivoluzione ma piuttosto dalla necessità di tenere buoni color che stavano soffrendo per gli effetti del virus.
Una volta ancora si è tirato fuori dal cassetto la speranza di un nuovo mondo senza però affrontare davvero i problemi. Si sono riempite pagine e pagine di parole sterili senza arrivare da nessuna parte, e mentre noi leggevamo con entusiasmo e speranza questi messaggi rivoluzionari i soliti noti si stavano riempiendo il borsello. La filastrocca che anche questa volta hanno propagandato è sempre la solita: il capitalismo buono deve sconfiggere quello cattivo che imperversa oggi. Non esiste un capitalismo buono, dobbiamo metterci nella testa che il capitalismo non è riformabile, il capitalismo è quello che ogni giorno viviamo. Come non esiste un capitalismo verde che da un momento all’altro decide di avere un occhio di riguardo per l’ambiente. Per il capitale l’ambiente come il lavoro è un mezzo da sfruttare.
Ho scritto varie volte che alla fine del tunnel della pandemia non c’era nessuna luce ma si trovava un capitalismo ancora più aggressivo di quello che ci siamo lasciati alle spalle. Se 17 multinazionali in soli sette mesi hanno messo in saccoccia almeno 85 miliardi i Dollari nonostante la crisi in atto allora la rivoluzione non si vede nemmeno con il binocolo.
La pandemia ha permesso alle grandi multinazionali che rappresentano la punta estrema del capitalismo di strangolare ulteriormente le piccole e medie aziende privandole di quelle quote di mercato che stavano controllando in una logica predatoria tipica del nostro sistema economico. Ed è per questo che le piccole e medie aziende soffrono maggiormente le conseguenze della crisi economica rispetto alle grandi imprese multinazionali.
Tratto da: L’Antidiplomatico
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