La prima riguarda i disordini tra Peschiera e Castelnuovo, in città e in spiaggia, dopo la maxirissa avvenuta il 2 giugno e per questo fascicolo l’ipotesi è di rissa aggravata, danneggiamenti e tentata rapina. Il secondo filone delle indagini si focalizza specificatamente sulle molestie sessuali denunciate da cinque adolescenti lombarde
Fonte: Il Fatto Quotidiano
A cinque giorni dalle violenze avvenute nella zona del Lago di Garda sono due le inchieste parallele sulle quali sta lavorando la Procura di Verona. La prima riguarda i disordini tra Peschiera e Castelnuovo, in città e in spiaggia, dopo la maxirissa avvenuta il 2 giugno e per questo fascicolo l’ipotesi è di rissa aggravata, danneggiamenti e tentata rapina.
Il secondo filone delle indagini si focalizza specificatamente sulle molestie sessuali denunciate da cinque adolescenti lombarde sul treno che le riportava a casa dopo una giornata a Gardaland. Secondo quanto trapela da fonti giudiziarie, non è escluso che la Procura veronese valuti anche l’aggravante, per la seconda inchiesta, dell’odio razziale, sulla base proprio delle dichiarazioni delle cinque vittime. “Mentre ci toccavano senza lasciarci scampo – ha raccontato una delle adolescenti agli investigatori – ci urlavano ‘qui non vogliamo italiani‘”.
C’è un filo rosso che unisce questi episodi: dopo gli scontri e le devastazioni in spiaggia con l’intervento dei poliziotti in tenuta antisommossa, ci sono state le aggressioni sessuali. L’identificazione dei responsabili potrebbe essere vicina grazie anche a diversi video. Sugli episodi sono al lavoro la Squadra mobile di Verona. Attraverso le immagini dei molti video in rete che riprendono devastazioni e aggressioni, gli investigatori stanno stringendo il cerchio in particolare ai molestatori delle 16enni: una decina quelle coinvolte anche se sono sei le adolescenti che sconvolte hanno chiamato i genitori per chiedere aiuto e poi hanno presentato le denunce.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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