La Romania e la Bulgaria hanno velocizzato i programmi per l’ammodernamento delle proprie forze armate, le quali abbandoneranno le dotazioni risalenti all’epoca sovietica, sostituendole con equipaggiamento occidentale.
La scelta, secondo quanto reso noto da Bulgarian Military, martedì 17 settembre, si colloca in un contesto in cui la Russia diventa progressivamente sempre più determinata a proiettare la propria presenza militare sul Mar Nero.
Tale elemento è fonte di preoccupazione per i due Paesi dell’Europa dell’Est, soprattutto perché, secondo quanto sostenuto da un parlamentare rumeno, nonché direttore del Think tank New Strategy Center, George Scutaru, “il 2014 ha rappresentato un punto di svolta per la sicurezza della regione del Mar Nero”. In particolare, secondo quanto ricostruito da Scutaru, “l’annessione da parte della Russia della Crimea, la guerra in Ucraina orientale e il veloce aumento delle capacità di interdizione d’accesso e d’area nella regione rappresentano fattori che hanno portato la Romania ad adottare misure concrete per aumentare le proprie capacità di deterrenza e di difesa”. Le dotazioni di interdizione d’accesso e d’area sono misure difensive militari finalizzate a mantenere le forze nemiche il più lontano possibile da punti significativamente importanti a livello tattico, al punto tale che l’occupazione di tali siti è un fattore in grado di determinare l’esito di uno scontro. In tale prospettiva, “incrementare le capacità di difesa navali è un obiettivo prioritario per Bucharest”, ha spiegato il parlamentare rumeno.
In virtù di tali timori, il governo di Bucharest aveva annunciato, nel mese di luglio, l’acquisto di 4 corvette della classe Gowind, navi militari destinate a svolgere missioni navali di varia natura, dalla sorveglianza al combattimento. Le navi saranno fornite da un consorzio formato dalla francese Naval Group e la sua associata rumena, la Santierul Naval Constanta. Al consorzio era stato inoltre affidato il compito di potenziare le due fregate lanciamissili classe Type 22 in dotazione della marina rumena, la F-221 Regina Maria e la F-222 Regele Ferdinand. Naval Group e Santierul Naval Constanta costruiranno inoltre una struttura per la manutenzione e un centro di addestramento.
L’ammodernamento portato avanti dalla Romania, tuttavia, va anche oltre l’industria navale. Nello specifico, Scutaru ha dichiarato che Bucharest “ha anche intenzione di acquistare lanciamissili antinave e di rafforzare le proprie capacità di intelligence, sorveglianza e riconoscimento nel Mar Nero”. Ciò consentirà alla Romania, secondo quanto rivelato da Scutaru, di “dimostrare la propria determinazione nel processo di incremento delle proprie capacità di difesa, contribuendo allo stesso tempo all’azione portata avanti dalla NATO nel tentativo di scoraggiare le azioni della Russia nella regione del Mar Nero”.
A tal fine, la Romania intende acquistare anche circa 4 miliardi di missili terra-aria Patriot prodotti dall’americana Raytheon, nonché circa 1.25 miliardi di dollari di lanciamissili HIMARS e GMLARS dall’americana Lockheed Martin, alla quale sono stati chiesti 54 HIMARS e 81 GMLRS. Nel frattempo, secondo quanto sostenuto da Scutaru, Bucharest “sta continuando ad acquistare aerei caccia F16 a completamento del rinnovamento delle capacità difensive aeree”.
Ad aver intrapreso un simile processo di ammodernamento delle proprie dotazioni militari è anche la Bulgaria, la quale, secondo quanto evidenziato da un professore di un’Università di Sofia, Tsvetan Tsvetkov, “considera che la destabilizzazione della regione e l’annessione illegale della Crimea abbiano portato a una violazione permanente dell’equilibrio geostrategico e militare nella regione del Mar Nero”.
In tale contesto si colloca l’acquisto degli 8 aerei caccia F-16 dagli Stati Uniti, annunciato lo scorso 1 agosto, che, dal valore di 1.67 miliardi di dollari, rappresenta la spesa più grande nel settore della difesa che Sofia ha portato avanti dal crollo dell’Unione Sovietica. L’acquisto degli F-16 era già stato annunciato il 22 aprile 2019, quando il vice ministro della difesa Atanas Zapryanov aveva dichiarato che i negoziati sarebbero iniziati nel giro di un mese. Questa scelta era stata portata avanti, a detta di Zapryanov, non solo per “liberare la Bulgaria dalla dipendenza dai velivoli russi e sovietici, ma anche per assicurare una cooperazione con gli Stati Uniti per decenni“. Tale spesa, tuttavia, non era ben vista all’interno dell’ex Repubblica Sovietica, essendo vista dall’opposizione quale “trionfo del lobbismo”.
Nel frattempo, il Ministero della Difesa bulgaro ha altresì formulato richieste di preventivo per la fornitura di 150 veicoli armati, per un valore economico di circa 840 milioni di dolalri, alla tedesca ARTEC, alla finlandese Patria, alla francese Nexter Group e alla svizzera General Dynamics Land Systems-MOWAG. Tali colossi dell’industria bellica europea dovranno presentare i propri preventivi entro il 31 ottobre e successivamente una task force interdipartimentale selezionerà il vincitore dell’appalto entro il 20 dicembre.
Fonte: situazioneinternazionale