La privatizzazione del caos globale

La privatizzazione del caos globale

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Una recente e disinvolta osservazione da parte di uno degli oligarchi americani mette in luce una nuova metodologia volta a minare ciò che resta del diritto e dell’ordine internazionali. Parlando sul serio o scherzosamente (nessuno lo sa davvero, ma i giocatori intelligenti sicuramente scommetterebbero sulla prima opzione), quando aveva ammonito che il colpo di Stato boliviano con cui l’anno scorso era stato rovesciato il presidente Evo Morales “non era stato nel migliore interesse del popolo boliviano,” Elon Musk , il magnate dell’auto elettrica Tesla, aveva sfacciatamente twittato: “ Noi spodesteremo tutti quelli che ci pare. Fatevene una ragione!

Qui c’è ovviamente spazio per una plausibile negabilità, perché Musk stava rispondendo ad un altro tweet che chiamava in causa il governo degli Stati Uniti, non direttamente Musk, a rendere conto “dell’organizzazione di un colpo di stato contro Evo Morales in Bolivia, in modo da potersi impadronire del litio lì presente.” La risposta “noi” di Musk potrebbe teoricamente essere interpretata non come una personale ammissione di responsabilità per l’orribile l’atto ma, piuttosto, come una leale espressione di sostegno alla politica estera del proprio paese da parte un buon cittadino. Per amore di misericordia una simile lettura è certamente possibile. Ma, parlando in maniera più realistica, Musk, sebbene nella mente del pubblico sia associato ad un progetto pionieristico di auto elettriche, aveva in effetti un interesse assolutamente vitale nell’operazione di cambio di regime boliviano. Le auto elettriche, per dirla in parole povere, funzionano con batterie al litio e la Bolivia sembra essere il principale fornitore di quel minerale. Niente litio, niente Tesla o altri veicoli elettrici.

Se vogliamo colmare qualche altra lacuna, alcune settimane prima del colpo di stato del novembre 2019, il presidente Morales aveva emesso un decreto che in pratica nazionalizzava il patrimonio minerario della Bolivia, compresi i giacimenti di litio. Chi si interessava alla Bolivia, ovviamente, aveva già previsto da tempo una mossa del genere. Il politicamente ingenuo presidente aveva già reso pubblico due anni prima un suo audace progetto, che avrebbe consentito al popolo boliviano di godere dei benefici delle risorse minerarie del paese. Leggete e piangete di fronte alla sua ingenuità: “Il presidente boliviano Evo Morales vede un futuro prospero per la povera nazione sudamericana e ripone le proprie speranze sul rapido aumento del prezzo mondiale di questa preziosa risorsa. ‘Svilupperemo un’enorme industria del litio, sono già stati resi disponibili oltre 800 milioni di dollari,’ ha riferito Morales all’agenzia di stampa tedesca DPA.”

Quindi gli sciacalli erano stati messi sull’avviso già nel 2017. I “peccati” di Morales erano comunque abbastanza numerosi e sarebbe stato destinato ad essere rimosso in ogni caso, anche se non avesse antagonizzato il cartello del litio annunciando l’ambizioso progetto di venderlo ad un giusto prezzo. Ma ora abbiamo almeno stabilito che, mentre venivano condotti i preparativi per il colpo di stato, Elon Musk e i suoi agenti locali “molto probabilmente” non erano osservatori neutrali. Musk potrebbe aver twittato la sua osservazione “possiamo spodestare tutti quelli che ci pare” in qualità cittadino leale che sostiene gli interessi planetari del proprio paese, ma, chiaramente, in questa controversia aveva anche significativi e personali interessi finanziari.

In effetti, la disputa tra l’individuo di nome Elon Musk e lo stato della Bolivia non si basava affatto sulla “parità di condizioni” che la nobile diplomazia degli Stati Uniti aveva tanto voluto in Bosnia, quando la sua squadra locale stava perdendo. Il patrimonio personale di Musk, di 68 miliardi di dollari, contrasta in modo piuttosto evidente con il PNL della Bolivia del 2019, di 40,58 miliardi. Molto più semplicemente, l’oligarca americano avrebbe potuto acquistare l’intera Bolivia e avrebbe ancora avanzato un sacco di spiccioli. Ma perché acquistarla, se si può organizzare un molto più economico colpo di stato, mettere al potere i propri uomini e prendersi tutto, litio incluso? Questo è un piano aziendale molto più ragionevole.

L’insolente e irrealistico sogno del presidente Morales secondo cui “le enormi riserve minerarie della Bolivia avranno grandi ricadute per il paese, consentendogli di generare ricchezza e diffondere prosperità tra la popolazione indigente” era stato considerato assolutamente fuori discussione in alcuni circoli influenti e il colpo di stato fascista dell’anno scorso vi aveva posto fine, almeno temporaneamente.

La reale possibilità che un uomo molto ricco e con enormi interessi pecuniari abbia concentrato le sue risorse per rovesciare il governo legittimo di uno stato membro delle Nazioni Unite e abbia potuto farla franca, vantandosi anche retrospettivamente del proprio successo, dovrebbe essere scioccante. La leggerezza con cui è stata accolta la rivelatoria osservazione di Musk riflette pienamente il decadimento del sistema legale internazionale. O, per essere più precisi, mostra l’evaporazione, apparentemente completa, di quella che Ivan Ilyin chiamava la “coscienza giuridica,” che incarna le norme fondamentali che limitano il comportamento sociopatico e predatorio, a tutti i livelli, tra stati e individui, nonché tra individui estremamente potenti e stati relativamente deboli, come nell’esempio boliviano che stiamo citando.

L’esempio della Bolivia è, tuttavia, tutt’altro che isolato. Far condurre operazioni di politica estera a privati cittadini invece che al personale governativo è una pratica che risale almeno all’operazione croata ‘Tempesta,’ dell’agosto 1995. Era stata gestita in modo ambiguo dal MPRI (Military Professional Resources Inc.), un’associazione privata, apparentemente con sede a Washington, di ufficiali dell’esercito in pensione che mettono a disposizione le loro esperienze e competenze (compresi consigli tattici, pianificazione di scenari e analisi dell’intelligence satellitare del governo degli Stati Uniti) ad alleati strategici della NATO in difficoltà. Nel 1995 il MPRI aveva organizzato una attacco per conto della Croazia, orchestrato con la piena e plausibile negabilità dal Pentagono e dalla Casa Bianca, provocando migliaia di vittime civili serbe e l’espulsione di 250.000 abitanti serbi dalla regione della Krajina, che si trovava sotto la protezione dell’ONU.

Per una più recente dimostrazione pratica dello stesso principio, basta guardare all’invasione del Venezuela in subappalto privato del maggio 2020, che aveva l’obiettivo di impossessarsi fisicamente della leadership del paese e sostituirla con docili burattini appartenenti all’entourage dell’autoproclamato “presidente” Juan Guaido.

Quella che stiamo vedendo è una tendenza, o una “nuova normalità” (prendendo in prestito una frase dall’attuale vocabolario pandemico) nel dominio delle relazioni internazionali? Sembrerebbe più la seconda ipotesi. I pionieri di questa nuova dispensazione sono ricchi oligarchi con programmi politici letali, che vanno ben oltre le attività probabimente scusabili tipiche dei membri della loro classe, come accumulare sempre più ricchezza. Vengono subito in mente Soros (rivoluzioni colorate) e Bill Gates (imposizione globale di vaccini pericolosi e riduzione della popolazione).

Ha forse ammesso la propria partecipazione al colpo di stato boliviano un altro “filantropo,” Elon Musk, i cui gesti di beneficenza dovremo temere e patire anche in futuro?

Stephen Karganovic

Fonte: strategic-culture.org, ComeDonChiosciotte.org

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