Si alza nuovamente la tensione. Se Pristina darà seguito, nei prossimi giorni, alla volontà di proibire le targhe serbe potrebbe scoppiare un conflitto nella regione avverte il presidente serbo
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La situazione nella regione separatista serba del Kosovo potrebbe trasformarsi in un “inferno in terra” se le autorità locali non annullassero il loro piano di vietare le targhe serbe
ha affermato ieri, domenica 20, il presidente serbo Aleksandar Vucic, prima che oggi entrassero in vigore regolamenti che sanzionano le auto con targhe serbe in Kosovo.
Oggi Vucic parteciperà ai colloqui sponsorizzati dall’UE a Bruxelles con il leader kosovaro Albin Kurti in un ultimo disperato tentativo di evitare l’incombente punto di rottura.
“Faremo di tutto per prevenire la guerra, ma non dipende da noi”
ha detto Vucic a TV Prva.
“In tal caso, la Serbia sarà con la sua gente ei serbi difenderanno le loro case”
ha aggiunto, attribuendo la responsabilità della situazione alle autorità kosovare.
“Se [Kurti] avesse voluto rinviare la decisione, l’avrebbe rinviata prima… Ma Kurti ha dimostrato di non volere i serbi in Kosovo e Metohija”.
Il controverso piano ordito dal Kosovo per eliminare gradualmente le targhe serbe è già da mesi fonte di continue tensioni tra Belgrado e Pristina. In base a tale progetto, che interessa circa 10.000 veicoli nella regione, le targhe devono essere sostituite con quelle emesse dal Kosovo entro il 21 aprile del prossimo anno.
I conducenti che non si conformeranno riceveranno prima un avvertimento, poi incorreranno in una multa di € 150 nella seconda fase e, infine, arriverà il sequestro del veicolo.
Un tentativo di applicare questi nuovi regolamenti a luglio è quasi sfociato in scontri tra Serbia e Kosovo, una crisi evitata per un soffio dopo che i diplomatici europei e americani hanno negoziato una soluzione temporanea. All’inizio di novembre, dozzine di dipendenti del governo di etnia serba in Kosovo si sono dimessi dalle loro posizioni dopo che uno dei capi della polizia locale è stato licenziato da Pristina per il suo rifiuto di attuare le misure relative alle targhe.
Sia la Serbia che la sua provincia separatista, che non è riconosciuta come stato indipendente dalle Nazioni Unite, stanno prendendo in considerazione l’adesione all’UE.
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Foto: Getty images