Sono stati confiscati alla criminalità organizzata oltre 17mila immobili sparsi per l’Italia – 17.531 per la precisione, dato al 1 dicembre 2020 (il più recente) – e di questi 141 in Toscana. Beni che la Anbsc, l’azienda nazionale che li amministra, ha già affidato agli enti territoriali, mantenuto in alcuni casi al patrimonio dello Stato o, in qualche occasione, venduto. Altrettanti sono in attesa di destinazione, gestiti ancora dall’agenzia, di cui 11.500 già confiscati definitivamente. E poi ci sono le aziende: circa 1.500 quelle ‘destinate’ nel Paese, attorno alle 2.800 in attesa, tra queste oltre duemila confiscate in via definitiva. Lo scenario è emerso in un recente incontro avvenuto tra l’assessore alla legalità della Toscana, Stefano Ciuoffo, e il nuovo direttore di Anbsc, il prefetto Bruno Corda: riunione che è servita per entrare subito nel merito, con una disamina delle priorità. Tra le prime quella di snellire le procedure per l’affidamento dei beni.I 141 immobili già destinati che si trovano in Toscana non sono pochi. La Toscana non è terra di Mafia, ma da anni è noto ed acclarato che le mafie vi investono e riciclano il denaro sporco guadagnato altrove. Il dato appare ancora più evidente se si considerano gli ulteriori 403 immobili che nell’attesa di una destinazione definitiva sono gestiti dall’agenzia. Di questi solo 134, va detto, sono confiscati definitivamente. Vanno poi aggiunte le aziende: 16 quelle destinate (di cui quindici messe in liquidazione, una venduta) e 52 le imprese in gestione tutt’ora all’agenzia (di cui 31 confische definitive).
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“Sulla scorta di quanto avvenuto con la Tenuta di Suvignano in provincia di Siena (terreni e immobili per settecento ettari affidati tre anni fa alla Regione, ndr) – ha ricordato l’assessore Ciuoffo – vorremmo replicare il modus operandi anche per altre proprietà di origine illecita, strutturando un rapporto sinergico con le istituzioni locali, a partire dai Comuni”. La tenuta di Suvignano tra Monteroni d’Arbia e Murlo, è divenuta infatti un’azienda agricola attiva e una casa della legalità, aperta a campi con gli studenti e i giovani e a iniziative con i cittadini. “Riteniamo essenziale – prosegue l’assessore – definire un protocollo di intenti che possa fare da cornice alle azioni che dovremo mettere in campo: in collaborazione con l’agenzia, con il nucleo delle prefetture toscane, con gli attori sociali e gli enti locali, affinando il quadro conoscitivo dei beni presenti e del loro stato attuale, migliorando le procedure per l’assegnazione e sostenendo le iniziative di rilancio e rigenerazione, economica e sociale”. Un lavoro non semplice perché “gran parte degli immobili o delle imprese che erano intestate a condannati o loro prestanome – ha spiegato Ciuoffo – molto spesso sono risultate scatole vuote prive di un valore ‘autentico’”. Per questo, ha sottolineato l’assessore, è prezioso il lavoro dell’agenzia, che dovrà stabilire su quali immobili e aziende porre l’attenzione per un rilancio: assieme naturalmente a Comuni e Prefetture, “tenendo conto delle necessità delle comunità ma senza lasciare soli i sindaci nell’attività di trasformazione e gestione degli immobili”. Della necessità di un lavoro di squadra è convinto anche il direttore dell’agenzia nazionale, Bruno Corda. “La cooperazione interistituzionale con le Regioni – ha sottolineato il prefetto – è di fondamentale importanza per la valorizzazione ed il recupero dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Da tempo è stato avviato un rapporto di collaborazione con il coordinatore della Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle regioni per armonizzare la legislazione regionale, al fine di poter operare in un quadro normativo omogeneo che possa consentire agli enti territoriali una più ampia fruibilità dei beni confiscati”.
L’obiettivo condiviso è rendere più snello il sistema di destinazione attraverso una accurata selezione dei beni confiscati, immobili e aziende. “In particolare – aggiunge – per le aziende decisivo potrebbe risultare l’aiuto delle Regioni, con il contributo anche di istituti bancari, Camere di commercio e associazioni di categoria, per consentire alle stesse di “stare” sul mercato”. “Occorre creare un tessuto economico e culturale – prosegue – che dia concreta attenzione alle aziende e che le aiuti in un processo di rilancio economico e sociale, con riflessi positivi sull’occupazione. La collaborazione avviata con la Regione Toscana – conclude il direttore – non può che essere valutata positivamente”.
Tratto da: Antimafiaduemila
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