Il capo dei coloni Naftali Bennet e il “centrista” Yair Lapid annunciano l’accordo di coalizione
Eletto il nuovo capo dello Stato, è Isaac Herzog
Gli oppositori dell’ormai ex presidente di Israele Benjamin Netanyahu hanno annunciato l’accordo di coalizione per il nuovo governo. Si tratterà di un esecutivo di larghe intese (compreso il partito degli arabo-israeliani). Per i primi due anni premier sarà Naftali Bennett, capo dei coloni e anche lui di estrema destra come Netanyahu, poi toccherà al “centrista” Yair Lapid. L’annuncio di raggiunto accordo è arrivato per il “rotto della cuffia”, a mezz’ora dalla mezzanotte, orario limite di scadenza, evitando così al Paese quella che sarebbe stata la quinta tornata elettorale in soli due anni.
“Ho appena informato il presidente Reuven Rivlin di essere riuscito a formare il nuovo governo”, ha scritto su twitter Yair Lapid, leader del partito centrista Yesh Atid. “Questo governo lavorerà per tutti i cittadini di Israele, quelli che lo hanno votato e quelli che non lo hanno fatto. Farò di tutto per unificare la società israeliana”, prosegue. Nessuna parola in merito ai palestinesi e ai territori occupati, che saranno per questo nuovo esecutivo, l’ultimo dei problemi vista la natura di chi lo compone per certi versi uguale se non peggiore al precedente guidato da Netanyahu.
“Il nuovo governo farà tutto il possibile per unire tutte le componenti della società israeliana”, ha assicurato al Capo dello Stato Reuven Rivlin il leader centrista Yair Lapid. “Il nostro impegno – ha aggiunto – è di metterci al servizio di tutti i cittadini di Israele, inclusi quanti non sostengono questo governo”. Con un riferimento ai forti attacchi provenienti dalla destra nazionalista, Lapid ha assicurato: “Ci impegniamo a rispettare quanti ci oppongono”. Lapid ha poi informato Rivlin che intende sottoporre il nuovo governo alla approvazione della Knesset il più presto possibile.
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Parola al parlamento
L’ultima parola ora passa alla Knesset, il parlamento israeliano. Alla nuova coalizione di governo servira almeno 61 seggi su 120. Un passaggio delicato che potrebbe anche riservare sorprese non gradite, visto che ci sono singoli deputati dei partiti della coalizione – soprattutto di Yamina – che hanno detto di essere in disaccordo. Il varo del nuovo governo è avvenuto alla fine di un giorno che ha registrato l’elezione di Isaac Herzog nuovo presidente di Israele. Alla prima votazione, la Knesset lo ha designato votandolo con 87 preferenze.
L’attuale presidente dell’Agenzia Ebraica – rampollo della aristocrazia ashkenazita sionista che ha fondato Israele – ha battuto la sfidante Miriam Peretz, un’outsider venuta da un mondo diametralmente opposto, quello sefardita degli immigrati dai paesi arabi, ma al tempo stesso l’altra faccia del Paese. Herzog – per gli amici Bougie – ha coronato la sua lunga ascesa al potere: è figlio di un padre Chaim Herzog, che prima di lui è stato presidente, il sesto, di Israele. Sconfitto a sorpresa da Netanyahu nelle elezioni politiche del 2015: “Intendo essere il presidente di tutti, di prestare ascolto a tutte le voci – ha detto nel discorso di accettazione della nomina dopo aver ricevuto le congratulazioni proprio del premier – nel tentativo di rintracciare le linee di convergenza sia all’interno della nostra società sia con i nostri fratelli e con le sorelle nella Diaspora”.
Cade “re Bibi”
Appare quindi definitiva la fine del “regno” di Benjamin Netanyahu che lascia la carica di premier in Israele dopo 12 anni in carica in totale. Nel frattempo da Gerusalemme pende su di lui ancora un processo per corruzione. Artefice del tramonto di Bibi è il suo ex alleato ed ex ministro, Naftali Bennet. Il leader del partito di destra Yamina ha portato alla nascita dell’esecutivo di larghe intese. A niente era servito l’appello lanciato da Netanyahu che fino all’ultimo ha cercato di convincere l’ex alleato a non voltargli le spalle. “Ha tradito la destra israeliana”, ha detto il premier, esortando i nazionalisti a non istituire quello che ha definito un “governo di sinistra” che sarebbe a suo avviso “un pericolo per la sicurezza di Israele, e per il futuro dello Stato”. Il Likud di Netanyahu è stato il partito che ha ottenuto più voti alle elezioni di marzo e il presidente Reuven Rivlin aveva affidato inizialmente l’incarico di formare il governo proprio a Bibi che però non è riuscito a cementare una coalizione. Il presidente ha quindi affidato l’incarico all’oppositore Lapid che ha portato avanti le trattative, interrotte durante gli 11 giorni di pioggia di fuoco tra Tel Aviv e Gaza. Netanyahu vorrebbe ad ogni costo rimanere al potere mentre è sotto processo, cosa che potrebbe consentirgli di salvarsi da spiacevoli esodi giudiziari e ha usato spesso la sua carica come palcoscenico per raccogliere sostegno e scagliarsi contro la polizia, i pubblici ministeri e i media. Un tentativo, questo, che però non gli è riuscito.
Tratto da: Antimifiaduemila
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