Gli israeliani sono scesi in piazza per denunciare il divieto di manifestazioni di piazza imposto dal governo. Questo impedimento è visto, da una parte della cittadinanza, come mezzo per distogliere l’attenzione dal processo per corruzione del premier Benjamin Netanyahu e impedire di poter esprimere le proprie opinioni a riguardo.
Centinaia di persone si sono radunate a Tel Aviv ieri sera, portando cartelli fatti in casa che chiedevano le dimissioni del primo ministro Benjamin Netanyahu. Altri sono stati visti sventolare bandiere e cantare slogan all’unisono.
Ad un certo punto, la manifestazione è diventata caotica, gli ufficiali di polizia – alcuni armati, altri indossavano indumenti antisommossa – hanno iniziato ad utilizzare la forza per allontanare i manifestanti. Di fatto la manifestazione si è traformata nel finale in una rissa tra alcuni dei manifestanti e la polizia.
Centinaia di persone sono accorse per le strade sfidando le nuove misure approvate la scorsa settimana, che proibiscono agli israeliani di viaggiare a più di un chilometro da dove vivono e limitano le manifestazioni a gruppi socialmente distanti fino a 20 persone.
I cittadini in protesta vedono il divieto come una violazione della libertà di parola e una cortina fumogena per distogliere l’attenzione del pubblico da Netanyahu. Il primo ministro che è sotto processo per corruzione, frodeed altri presunti illeciti.
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I manifestanti ritengono che Netanyahu stia usando la crisi per rimanere al potere. “Abbiamo paura che stia cercando di creare una guerra civile tra di noi. Certamente aumenta l’odio tra gli israeliani”, ha spiegato un uomo del posto all’agenzia video Ruptly.
Un altra persona aveva accusato il Primo Ministro – o Bibi, come è diventato noto tra gli israeliani – di “rubare la democrazia”. “È un ladro ed è un criminale”, ha insistito il manifestante.
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Fonte: RT, Ruptley
Fonte foto: Avnotizie