Il nostro Paese conta ormai oltre 20 procedure di infrazione aperte
Anche l’Italia è costretta a saldare il conto in tema di inquinamento ambientale. Dopo l’apertura una settimana fa di una procedura di infrazione per il superamento delle polveri sottili PM2,5 e la messa in stato di accusa per il biossido di azoto (NO2), il nostro Paese viene condannato dalla Corte di giustizia per il superamento sistematico e continuato dei valori limite delle concentrazioni di particelle Pm10 nell’aria sanciti dalle direttive europee. La Corte in effetti ha accolto il ricorso per inadempimento presentato dalla Commissione europea ed ha affermato che nel periodo 2008-2017 “i valori limite giornalieri e annuali fissati per le particelle di Pm10 sono stati superati in maniera molto regolare in una serie di zone del territorio italiano”. Secondo la Corte “l’Italia non ha chiaramente adottato misure tempestive” per garantire il rispetto dei valori limite.
Le aree sotto mirino sarebbero una trentina: oltre a tutte le regioni della Pianura Padana, c’è la Toscana, il Friuli-Venezia Giulia, Umbria, la Campania, le Marche, il Molise, la Puglia, il Lazio e la Sicilia.
I Pm10 e i Pm2,5 sono “particolati” di diversa dimensione. Si tratta di polveri sottili presenti nell’aria che per la loro ristrettissima dimensione sono molto pericolose: per l’uomo, in quanto possono infilarsi nei polmoni fino agli alveoli e nel sangue; e per l’ambiente, in quanto sono una delle cause della pioggia acida e in generale delle modifiche climatiche. Il Pm10 in particolare è un tipo di inquinante prodotto principalmente dalle emissioni delle automobili, soprattutto quelle datate e i diesel, dagli impianti di riscaldamento e da quelli industriali.
Ministro Costa: sentenza indica un problema ancora non risolto
Il Ministro dell’ambiente, Sergio Costa, come si legge in un comunicato del Ministero, ha commentato la sentenza del giudice europeo dicendo: “La sentenza della Corte di Giustizia sul superamento dei limiti di PM10 non ci coglie di sorpresa, visti i dati su cui è basata e che sono incontrovertibili alla prova dei fatti. Dati che, benché si fermino al 2017, indicano un problema che purtroppo non è ancora risolto”. Ed ha continuato affermando che “fin dal mio insediamento, nel 2018, ho messo in campo tutti gli strumenti possibili, in accordo con le Regioni, per affrontare il tema della qualità dell’aria. Sottolineo infatti che ogni anno sono almeno 80 mila le vittime dovute a questa problematica che investe soprattutto il Bacino Padano, ma non soltanto. Credo che questa pronuncia debba essere uno stimolo per tutto il Governo a far di più e meglio rispetto a quanto già abbiamo messo in campo, considerando che la stessa Corte nella sentenza riconosce la bontà delle azioni intraprese dal 2018, per garantire nel più breve tempo possibile un ambiente più salubre a tutti i cittadini”.
Il tema della qualità dell’aria è stato denunciato e contestato più volte dall’Unione europea a moltissimi stati per la violazione degli indici comunitari; i richiami però in generale non sembrano aver portato ad alcun cambiamento radicale nelle strategie politiche di governi. Anche l’Italia rischia quindi adesso di essere condannata ad un pagamento di ingenti sanzioni pecuniarie.
Italia sotto procedura anche per residui radioattivi
In materia ambientale l’Italia è il Paese europeo con il più alto numero di infrazioni aperte (oltre 20). Infatti, come se non bastasse, a fine ottobre la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia anche sul fronte dei materiali radioattivi. Il nostro Paese è accusato per non aver adottato un programma nazionale per la gestione dei residui radioattivi conforme alla direttiva sul tema del 2011 (che doveva essere recepita entro il 2013).
Nonostante i due referendum (1987, 2011) che hanno espresso la volontà degli italiani di non costruire centrali atomiche, nel territorio del nostro Paese sono presenti ancora 7 siti nucleari noti:
4 centrali nucleari disattivate che contengono materiali radioattivi; 3 siti di stoccaggio per un totale di 235 tonnellate di scorie radioattive di III categoria (le più pericolose).
L’Italia sta continuando a venir punita per i propri crimini ambientali e, imperterrita, continua a commetterli. Non è possibile rimanere inermi di fronte ad una situazione del genere. Se la politica non si prenderà carico della crisi ambientale italiana incombente (che è anche e soprattutto mondiale), l’unica via d’uscita è una presa di consapevolezza forte e decisa dell’intera popolazione civile. Perché spesso ci dimentichiamo che la salvezza o la distruzione della nostra Madre natura sarà ciò che determinerà la sopravvivenza o l’estinzione totale del genere umano da questo pianeta.
Tratto da: Antimafiaduemila
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