Ingabbiare Russia e Cina con un nuovo accordo sul controllo degli armamenti. È questo l’obiettivo degli Stati Uniti, che quasi un anno fa sono usciti dal trattato Inf (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) relativo alle armi nucleari a medio raggio. La strategia di Donald Trump è chiara: stracciare i vecchi patti per dare vita a intese capaci di rispondere alle sfide geopolitiche del presente. Ma a differenza di quanto si possa pensare, non è la Russia la minaccia numero uno per gli Stati Uniti: è la Cina che non fa dormire sogni tranquilli a The Donald e a tutta la sua amministrazione. Un Paese, quest’ultimo, che fino a qualche decennio fa non era in grado minimamente di impensierire Washington, e che dunque, a differenza di Mosca, non è mai dovuto scendere a patti con il governo americano. Oggi anestetizzare il Dragone da un punto di vista militare è diventata la prima prerogativa di Washington.
Il punto di vista americano
Ecco perché l’assistente del segretario di Stato Usa, competente per la Sicurezza internazionale e la non proliferazione (Isn), Christopher Ford, ha invitato formalmente la Cina a intraprendere un dialogo costruttivo e strategico sulla sicurezza e il controllo degli armamenti. Un tweet dell’ufficio della stessa Isn americana ha illustrato meglio i termini posti dagli Stati Uniti: “Ford, svolgendo le funzioni degli Stati Uniti per il controllo degli armamenti e la sicurezza internazionale, ieri ha formalmente invitato la Cina a iniziare un dialogo strategico sulla sicurezza in materia di riduzione del rischio nucleare e controllo degli armamenti e il loro futuro”. L’ufficio spera inoltre di iniziare le discussioni con Pechino il prima possibile e attende con ansia la risposta del Dragone. Anche perché gli Stati Uniti hanno di fronte a sé tre strade: accettare di condividere il “primo posto” con la Cina – con il rischio di essere sorpassati da un momento all’altro dai rivali – muovere una guerra al Dragone oppure coinvolgere il governo cinese in una nuova diplomazia, basata su accordi e trattati.
La prospettiva cinese
Resta da capire cosa intenderà fare la Cina. Dal canto loro, i cinesi hanno esortato gli Stati Uniti ad adempiere con serietà agli impegni in materia di disarmo nucleare assunti nei confronti della comunità internazionale. Quindi, di fronte alla richiesta americana di controllare gli armamenti, Pechino ha ribattuto quasi contemporaneamente chiedendo a Washington di porre un freno al nucleare. Il portavoce del ministro degli Esteri cinese, Hua Chunying, è stato chiarissimo: “Essendo il paese con il più grande e avanzato arsenale nucleare del mondo, gli Stati Uniti dovrebbero adempiere seriamente ai propri doveri speciali in materia di disarmo nucleare, rispondere alla richiesta della Russia di estendere il nuovo Trattato di riduzione delle armi strategiche (Start) e ridimensionare ulteriormente il loro arsenale, in modo da creare le condizioni affinché altri paesi possano unirsi ai negoziati multilaterali sullo stesso disarmo nucleare”. La differenza di vedute appare evidente: gli americani sperano di ingabbiare i cinesi ma questi ultimi, prima di fare qualsiasi passo, chiedono – anche in modo legittimo, dal loro punto di vista – che la Casa Bianca scopra prima tutte le sue carte
Fonte:InsiedeOver