In occasione del trentaseiesimo anniversario dalla scomparsa del magistrato Rocco Chinnici, teniamo forte il ricordo di una grande personaggio che ha saputo tenere testa alla mafia negli anni 80 del 1900.
Rocco Chinnici nasce a Misilmeri, nelle campagne intorno a Palermo, il 19 gennaio 1925.
Dopo gli studi al liceo classico Umberto I nel 1943 si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’università di Palermo, dove si laurea nel 1947. Successivamente sostiene, senza successo, il concorso per diventare magistrato militare ma nel 1953 entra nella magistratura ordinaria: svolge il periodo di tirocinio a Trapani, ove presta giuramento di fedeltà alla Repubblica il 31 marzo 1953.
Del giudice Chinnici si ricorda non solo la professionalità ma anche il rigore morale, l’umiltà e la disponibilità ad ascoltare i problemi e le preoccupazioni della popolazione.
Consegue la promozione a magistrato di Tribunale con D.M. del 31 agosto 1958.
Nel rapporto informativo redatto nel febbraio 1962, dai dirigenti degli uffici giudiziari di primo grado di Palermo, il profilo professionale di Rocco Chinnici viene semplicemente definito come quello di “uno dei migliori magistrati in circolazione” mentre sotto il profilo umano vengono sottolineate la “adamantina correttezza”.
Il 1966 è l’anno della svolta. Si trasferisce a Palermo: inevitabilmente troverà una città ed una mole di lavoro ben lontane dall’esperienza sin lì maturata.
L’intensa attività svolta e la concreta capacità di farvi prontamente fronte sono testimoniate anche dagli elogi che gli verranno tributati dai “superiori” tra il 1968 e il 1969.
La qualità del lavoro prestato – sottolineata anche dalle statistiche – portano il Csm a deliberare la nomina del dott. Rocco Chinnici a magistrato di Corte di appello.
Nel 1980, dopo la morte di Emanuele Basile e Gaetano Costa, Chinnici ebbe l’idea di istituire una struttura collaborativa fra i magistrati dell’Ufficio (poi nota come pool antimafia) dove entrarono a far parte della sua squadra alcuni giovani magistrati fra i quali Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Con quest’ultimo condivideva il giorno di nascita, il 19 gennaio. Altro avrebbe legato le tre figure qualche anno dopo.
Ma il 29 luglio del 1983 un’autobomba (una Fiat127 imbottita di tritolo), esplose in via Federico Pipitone a Palermo, la prima volta che la mafia sperimentava l’autobomba contro un magistrato. L’auto era parcheggiata davanti all’abitazione di Rocco Chinnici. In questo modo venne ucciso un grande uomo di valore che aveva messo da parte la paura di morire per combattere un male che ancora oggi affligge il nostro paese.
A cura di VivereInformati
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